Nel gioco delle coppie tanto amato da Mazzarri, Vargas più che l’altro, era quasi uno in più. Mai, neppure una volta, il tecnico di San Vincenzo ha preferito Turboman al Matador in campionato. 19 volte in campo, sempre alla fine, per un totale di appena 290 minuti giocati. Zero gol fatti in serie A e una sola notte di gloria: contro l’Aik Stoccolma, in Europa League. Segnò una tripletta. Per il resto, solo tanti bocconi amari. E proprio nella stagione in cui l’altro, Edi Cavani, ha segnato gol a grappoli, l’ex Turboman macinava delusioni e flop uno dietro l’altro.
Finché, dolorosamente, Riccardo Bigon, ha dovuto prendere la decisione di cederlo. E a quel punto ha scoperto di aver in dotazione non un brocco, ma un vero fenomeno. Il ds azzurro, infatti, un giorno di gennaio spiegò: “Ci sono almeno 12 squadre sudamericane che vogliono Vargas, una vera e propria asta”. Alla fine il Napoli lo diede al Gremio scatenando persino una rissa diplomatica con il presidente del San Paolo che aveva già annunciato ai suoi tifosi l’arrivo del fenomeno cileno.
A Napoli arrivò il 7 gennaio del 2012: era stato pagato 12 milioni di dollari. Con la metà, quelli del suo club, l’Universidad de Chile, hanno finanziato la costruzione del nuovo stadio. Insomma, un affare. Per tutti. Ma non per il Napoli: il calciatore di aquiloni (questo il suo hobby che spesso ha praticato a Monterusciello, dove ha abitato a lungo) correva forte in Cile. Ma in maglia azzurra è rimasto talento inesploso. Rovinato poi anche dall’accostamento a uno come Alexi Sanchez, cileno come lui, rapido come lui. Edu è cresciuto in una famiglia povera di Renca, sobborgo di Santiago del Cile. Nessuno di lui, a parte il giorno della sua presentazione all’hotel Vesuvio, ricorda una sua intervista, una frase, una lamentela. Niente. Quasi un record. E allora ben venga che il riscatto di Vargas, arrivi proprio al cospetto di Cavani, il suo amico-rivale nel Napoli.
Fonte: Il Mattino
Articolo modificato 28 Mar 2013 - 09:07