La fantasia oppure l’esperienza? La sfrontata leggerezza di Lorenzinho Insigne brasiliano di Frattamaggiore, oppure la stagionata sicurezza di Pandev, signore del pallone venuto da lontano? Il dubbio rincorre Mazzarri dai giorni del ritiro estivo e, c’è da giurarci, così sarà sino alla fine. Dubbio, interrogativo, imbarazzo lieve, però. Anzi: persino una fortuna. Perchè Insigne e Pandev non si somigliano per niente. Non sono in concorrenza. Sono alternativi. O l’uno oppure l’altro. Dipende dalla filosofia del giorno o dall’avversario che è di fronte. Certo, qualche volta possono giocare pure assieme, ma solo per necessità. O meglio ancora, per disperazione; com’è capitato quando Mazzarri ha raschiato il fondo del barile dell’attacco azzurro per raddrizzare una partita storta, un risultato infame.
Così diversi, dunque, eppure a modo loro tutti e due importanti, il giovanotto e Pandev. Il primo, destro naturale, felicemente costruito attaccante di sinistra nei tridenti zemaniani di Foggia e Pescara, abile nel dribbling, bravo nel saltare l’uomo e nel virare poi verso il centro per l’assist ispirato oppure per il destro a giro tagliente e spettacolare; l’altro, invece, di posizione più centrale, più ciondolante tra centrocampo e attacco, tra i più bravi di tutto il campionato a giocare con le spalle alla porta e a trattenere palla e, poi, fine suggeritore in verticale. Uno di classe, insomma. Tant’è che un giorno Mazzarri non ebbe dubbi ad affermare di “aver raramente allenato un calciatore di tanto talento”.
Così diversi e così utili entrambi ai disegni di Mazzarri. E quest’anno con una caratteristica comune non proprio da mettere in cornice: il gol. Sì, stagione avara per entrambi questa che s’avvia alla conclusione: solo 3 centri per Pandev e appena 4 per Insigne negli ultimi due anni abituato a ben altre cifre.
Fonte: Corriere dello Sport