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Lo sapeva già, Mazzarri. Sapeva di poter contare pure su Behrami per la prossima partita. Solo un equivoco quello dell’ammonizione che avrebbe fatto scattare la squalifica. Un dubbio chiarito già subito a Torino. Nello spogliatoio. Alla fine della gara coi granata. La conferma dalle decisioni del giudice sportivo:  Behrami diffidato era e diffidato resta. Ci sarà, dunque, contro il Genoa. Ma dovrà stare attento a non beccare “gialli” per non saltare poi proprio il big match coi rossoneri. Insomma, Napoli col fiato un po’ sospeso per il suo acchiappavversari e acchiappapalloni in mezzo al campo. Perché Valon Behrami ormai è un riferimento della squadra, uno di quei tre o quattro giovanotti dei quali il Napoli non può fare a meno. Come il Gargano e meglio del Gargano dello scorso campionato. Rispetto all’uruguaiano adesso all’Inter, infatti, Behrami tatticamente è assai più disciplinato. Assicura più equilibrio. Sì, magari non è altrettanto rapido a ribaltare il gioco, ma è vero pure che il disegno di Mazzarri quest’anno è un po’ cambiato e che oggi le ripartenze azzurre battono sentieri anche diversi.

NON SOLO – Dall’inizio di stagione ad oggi è addirittura cambiata la posizione del signor Valon. Prima, in avvio di campionato, mediano di destra, di gran corsa, specializzato nel “lavoro sporco” per dare a Inler più libertà d’azione. Oggi, invece, più arretrato; centrale di copertura e protezione davanti alla difesa; una sorta d’antico metodista, anche se poi il piede non è proprio quello del regista di difesa. No, Beharmi regista non lo è stato mai. In carriera ne ha fatte molte e ne ha viste parecchie, ma il piede morbido e sapiente del regista non l’ha avuto mai. Perché lui è un mediano di corsa e di temperamento; di resistenza e d’aggressività; di muscoli e di volontà; di quantità ma pure di personalità. E di sicuro rendimento. E diverso. Certamente diverso dal Behrami dei campionati scorsi e soprattutto da quello che piaceva e che giocava esterno nel West Ham del coach Gianfranco Zola, dove toccava a Scott Parker fare il sapiente distributore di palloni. E pensare che quand’era alto così voleva fare il mezzofondista, Valon Behrami.
LA TRASFORMAZIONE – Il pallone era lontano mille miglia dai suoi pensieri di ragazzo che già andava di corsa sulle colline del Kosovo, prima d’essere costretto a fuggire da odiose dittature e ritrovarsi nel Canton Ticino. Qui, sportivamente adottato dalla Svizzera, la trasformazione. Da mancato atleta della pista a sempre più apprezzato calciatore. Migliorando e migliorandosi anno dopo anno. Lavorando soprattutto sui difetti. E più in là pure sul look, regalandosi un tocco di machismo in più con quel taglio mezzo moicano e mezzo punk. Ma questo c’entra poco col suo calcio sempre pronto al cambiamento, all’adattamento, pur senza rinunciare a quella che da sempre è la sua caratteristica di fondo: l’ossessione del pallone. Perché è da quando è cominciata la sua storia con il calcio lui è andato alla sua caccia. Una rincorsa senza fine. La voglia di rubare palla, tenerla, possederla. Un oggetto del desiderio quel pallone diventato anche il suo mestiere. E ora Behrami spera di mettere il punto alla sua vita anche un po’ da vagabondo. Non sono poche sette maglie in dieci anni, ma adesso spera di fermarsi un po’, Valon. E, magari, anche di concedersi il lusso di qualche gol in più, lui che non ha mai avuto molta confidenza con la porta e che degli svizzeri-napoletani è anche l’unico a non aver segnato ancora. Ma di questo, in verità, non se ne fa un problema. Il problema, se c’è, è di Mazzarri, obbligato a scegliere tra lui, Dzemaili e Inler. Tre svizzeri per due maglie e gerarchie rivoluzionate. Nel Napoli, infatti, non è più tempo di titolarissimi. Oggi, assai più semplicemente, come predicava Boskov già tanti anni fa, gioca chi corre più dell’altro. Valon Behrami può starsene tranquillo.
Fonte: Corriere dello Sport

Articolo modificato 3 Apr 2013 - 10:58

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Scritto da
redazione