Il Genoa, Ballardini e il tranello da evitare

Ballardini: "Niente turn-over in vista derby. Domani vogliamo fare bene. Cavani? L'ho inventato io punta quando ero a Palermo"Il faccione di Davide Ballardini incontra il Napoli per la prima volta nella stagione 2004-05, è serie C, il Napoli è appena ripartito dal fallimento la stagione è stata travagliata tanti giocatori si sono alternati, ha iniziato in panchina Ventura poi c’è stato l’arrivo di Edy Reja, di Calaiò e il Napoli riesce alla fine a centrare ai playoff, il primo ostacolo è la Sambenedettese, una squadra che schierava tanti giocatori che avrebbero incrociato gli azzurri negli anni successivi, da Canini (oggi all’Atalanta) a Cigarini, Amodio e Bogliacino, che nostalgia! Eppure nonostante la differenza di caratura tecnica delle due squadre sia notevole, la Samb gioca bene e alla fine il risultato di 1-1 le sta stretto, e anche se poi al ritorno il Napoli la spunta 2-1, la semifinale risulta fin troppo sofferta per la squadra azzurra, tutto merito di quel condottiero col cappellino e i rayban a goccia con lenti a specchio very ’80.

Chiusa questa piccoli parentesi storica, l’allenatore ravennate è un tecnico di valore che ha probabilmente raccolto in carriera finora meno di quanto avrebbe meritato, è uno dei tanti prodotti di quella scuola sacchiana di calcio totale, che ha saputo evolvere quel 4-4-2 in un moderno 4-3-1-2 capace di rinculare e ripartire velocemente imbastendo trame di gioco interessanti grazie sia alle sovrapposizioni continue dei terzini, che alla tecnica degli avanti nei fraseggi stretti. Punto fermo dell’attacco è il solo Borriello, per il posto accanto a lui sono in corsa Jankovic (autore tra l’altro di alcuni eurogol in passato contro gli azzurri) e Ciro Immobile, che seppur con caratteristiche diverse hanno l’incarico di assistere la costruzione della manovra svariando intorno ai movimenti di Borriello, mentre il trequartista che sia Bertolacci oppure Jorquera ha il ruolo di impostare l’azione e poi inserirsi oppure di rifinire l’azione nei sedici metri finali.

Considerati gli impacci dei difensori del Napoli nelle ultime due gare ci sarà da lavorare con molta attenzione per evitare di subire situazioni pericolose dai rossoblù che seppur con il derby nel mirino, hanno il fiato del Siena sul collo da diverse giornate e non possono uscire dal campo senza aver tentato il colpaccio per allontanare i toscani e il redivivo Palermo dal quel quart’ultimo posto che vuol dire ancora Serie A.
Il Napoli deve quindi prestare attenzione alla manovra del Genoa, magari andando a infastidire quel Kucka attraverso i piedi del quale passa la transizione dalla fase passiva a quella attiva del gioco genoano e cercando al contempo di portare pressione alla linea di difesa che sarà composta probabilmente da Bovo e Portanova, che con la maglia (ancora rossoblù) del Bologna è stato l’ultimo a sbancare il San Paolo a dicembre.

Andrea Iovene

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