Non c’è malizia, in quel che dico, il rigore c’era; mi serve piuttosto, l’argomento, per sottolineare l’incapacità del Napoli a sfruttare i penalty che gli vengono (raramente) assegnati; dicono gli statistici che in due stagioni ne ha falliti nove su diciotto, e sull’ultimo è inciampato un’altra volta Cavani, ieri in bella forma, generoso e aggressivo, e tuttavia incapace di piegare l’attento Frey. Ma resta un’esibizione positiva, una evidente voglia di rispondere affermativamente all’appello della vigilia formulato da Mazzarri con toni ironicosentimentali, come dire: «Giocate per la Champions subito ma anche per me. Voglio restare a Napoli», un messaggio molto più breve di un classico tweet. E sarebbe ora che De Laurentiis gli rispondesse non via socialmail ma con una strimpellata modugnesca: “Resta cu’ mme, nun me lassà…”. Il Napoli ha ritrovato la forza e le idee dei giorni migliori; vabbè, non nascondo che son tempi – questi – in cui ci si deve accontentare: ma la manovra fluida, la scoperta definitiva di uno Dzemaili di classe e potenza – uomo chiave di un centrocampo ispiratore dell’attacco e pure goleador – e il Pandev ritrovato con l’argento vivo nelle piote, mago nel dribbling come nel servizio, dicono di un complesso di qualità cui mancano soltanto, in questa fase, la gioia di Cavani goleador (ne ha falliti almeno quattro, iersera) e un po’ di scuola per Armero che per l’ennesima volta m’è parso generoso, voglioso di conquistarsi un momento di gloria ma tecnicamente arretrato rispetto al resto della compagnia.
Con lo spirito – e il contropiede – ritrovato nonostante le risibili punzecchiature di Ballardini, il Napoli già pensa a San Siro per lo spareggio con il Milan che tiene a più quattro, sognando il più sette per un secondo posto sicuro, trampolino di lancio per una stagione ancora più bella.