Re Goran è tornato a dettare la sua legge. E con il sinistro, il suo scettro sopraffino, ha toccato e messo in ginocchio l’Atalanta e il Genoa. Un fuoriclasse che, dopo una stagione trascorsa a combattere con un problema fisico sempre minimizzato, pur essendo altamente penalizzante, è venuto fuori nel momento più duro, più complesso, liberando prima (con l’Atalanta) e lanciando poi (con il Genoa) il Napoli in orbita. E ora, il Milan e San Siro: per lui, reduce del Triplete con Mourinho, sarà un piacere vero giocare questa sorta di derby personale. Per se stesso, per la Champions, per Mazzarri.
Ecco, con Mazzarri sta accedendo più o meno la stessa cosa. Ed è per questo che ancor più dello splendido gol con il Genoa è il 3-2 realizzato da Pandev nei minuti finali da incubo della partita con l’Atalanta, pur essendo stato probabilmente tra i più semplici e stilisticamente meno raffinati della sua carriera, a racchiudere un significato particolare: quella zampata a porta spalancata ha sostanzialmente permesso al Napoli di uscire dalla crisi, di tornare alla vittoria dopo un digiuno di cinque partite e a Goran di riassaporare la gioia personale dopo ben 160 giorni di astinenza (l’ultima volta era andato a segno con l’Udinese, ancora al San Paolo, il 7 ottobre 2012). Un gol, tre trionfi: della squadra; del giocatore; dell’allenatore.
Per Pandev, tornare a Milano equivale a un ritorno a casa: perché a San Siro, con la maglia dell’Inter, lui ha scritto la storia insieme con l’Inter del Triplete. Una sorta di derby, la partita con il Milan, ma soprattutto l’occasione di mettere la firma in calce al già grande, grandissimo campionato del Napoli: tocca a gente come lui, incoronato leader agli albori della stagione dai compagni, per doti ed esperienza, dettare il ritmo nel momento fondamentale.
Fonte: Corriere dello Sport