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Ha sfatato un mare di tabù alla guida del Napoli e centrato una serie di record: la prima vittoria in casa della Juventus a distanza di anni; la prima vittoria in trasferta (nel 2009) dopo un anno di astinenza; il massimo dei punti in un campionato di A (70 nel 2010-2011); il numero delle vittorie in trasferta; i gol realizzati da un solo attaccante; la striscia di risultati utili consecutivi. Insomma, la lista è lunga, nonché gratificante.

Eppure, l’incontentabile Mazzarri va a caccia di nuovi tabù da sfatare, di darsi stimoli in continuazione stimoli, di lasciare un’impronta quanto più forte possibile nella storia del Napoli targato De Laurentiis. Una delle ultime tradizioni negative da sfatare è una vittoria in casa del Milan. Al Napoli manca dall’aprile del 1986. Da allora, contro i rossoneri, il massimo del risultato è stato un pareggio. Chissà quanto darebbe ora il tecnico di San Vincenzo per un colpaccio nella San Siro milanista, al cospetto di un collega-quasi concittadino con il quale non ha mai legato, in una domenica che potrebbe consegnare il passaporto per la Champions League senza passare per i preliminari.

Contro le grandi, Mazzarri è riuscito più di una volta a far esaltare il suo Napoli fino a portarlo al bottino pieno. Merito delle sue continue iniezioni di fiducia, del suo inculcare una mentalità vincente ai suoi, di quella voglia di misurarsi e battere le big. Successe in casa della Fiorentina e della Juve al suo primo campionato in azzurro. Straripante poi il tre a zero rifilato all’Inter, lo scorso campionato. Ed anche il colpaccio all’Olimpico, sponda giallorossa nel 2011. Gli occorre soltanto sbancare in casa del Milan (ed anche della Lazio) e poi il cerchio si chiude. Mazzarri, se potesse, viaggerebbe a fari spenti fino a domenica sera. Vuole preparare il suo Napoli nell’ombra e poi uscire allo scoperto al momento del faccia a faccia. Ancora non ha digerito il due a due dell’andata, maturato in maniera rocambolesca. Ed ancora ricorda il tre a zero giunto quattro giorni dopo la sconfitta in casa del Villarreal che eliminò gli azzurri dall’Europa League nel 2011. E’ arrivato il momento della vendetta. Una vendetta da servire a freddo ma dal valore inestimabile: Napoli in Champions dalla porta principale e Milan fuori.

I PRECEDENTI – Del resto non sarebbe la prima volta che Mazzarri prenda il «diavolo» per le corna. Gli era capitato quando allenava la Reggina, nel campionato della salvezza miracolosa, allorché a Reggio Calabria lo insignirono della cittadinanza onoraria. Il 27 maggio del 2007, ultima gara della stagione, il Milan di Ancelotti si presentò al «Granillo» con i vari Cafù, Pirlo, Gattuso, Borriello, Ronaldo. Ebbene in uno stadio stracolmo, dopo otto minuti Amoruso su cross di Mesto portò gli amaranto in vantaggio. Nella ripresa, poi, Amerini su assist di Modesto completò l’opera. Ed a fine partita, fu festa grande sul lungomare di Reggio. Ma la rivincita più bella, Mazzarri la consumò alla guida della Sampdoria, l’anno successivo, nel campionato 2007-2008. Il Milan all’andata, decima giornata, aveva umiliato i blucerchiati (5 a 0, con doppietta di Gilardino, gol di Kakà, Gourcuff e Seedorf). Ed al ritorno, ecco la sorpresa: vittoria della Samp a San Siro per 2 a 1 con rete di Maggio al 12′ (la quinta stagionale) su assist di Sammarco, raddoppio di Del Vecchio su servizio di Volpi mentre il Milan ancora di Ancelotti soltanto nel finale riusciva ad accorciare con Paloschi subentrato a Kakà. Ora si presenta l’occasione a Mazzarri per concedere il bis (magari di nuovo con Maggio) ma per il Napoli sarebbe la prima volta dopo 27 anni e cadrebbe anche l’ultimo dei tabù. Ma guai a dirglielo, le trappole vanno preparate in silenzio.
Fonte: Corriere dello Sport

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Scritto da
redazione