Milan-Napoli, in parte, sembra aver ripetuto lo stesso copione dello scorso anno. Solo a ruoli invertiti. Stavolta era il Napoli a giocarsi la carta doppia della conservazione della qualificazione diretta in Champions, e dell’azzardo vittoria che avrebbe ridato una piccola speranza scudetto.
Ma azzardo non sarebbe stato, perché dopo, il pari di Pandev, il Milan ha tirato i remi in barca, con l’evidente speranza di portare a casa un punto e rinviare alle more imprevedibili del calendario il verdetto Champions. Il Napoli avrebbe potuto tentarlo, l’azzardo, soprattutto dopo l’espulsione di Flamini, quando i rossoneri sono stati costretti a non sbilanciarsi più di tanto, vivendo con apprensione parte del secondo tempo.
Come l’anno scorso. Solo che nella stagione addietro, in quella domenica di 0 – 0 a San Siro, era stato il Napoli a doversi giocare una chance per rientrare nella lotta Champions, e il Milan, invece, a cercare i tre punti per quella scudetto. E pure in quella occasione, il Milan era rimasto in dieci, a causa dello schiaffo di Ibrahimovic ad Aronica. E pure quella volta, il Milan aveva quasi rinunciato al rischio e il Napoli non ne aveva approfittato, accontentandosi del punto in trasferta.
Due partite, quella di ieri e quella della passata stagione, che si somigliano pure come andamento tattico. Primo tempo col Milan in attacco nei primi minuti, e Napoli pericoloso “attendista” nel prosieguo del match. Prevalente possesso palla rossonero, ma rapide ripartente azzurre. Un Cavani altalenante, curiosamente identico a quello del Milan – Napoli 2011\2012, equilibrio a centrocampo e qualche botta di troppo.
È ovvio che le somiglianze sono pure il risultato di un’impostazione tattica che ha un fondo psicologico, trasmesso dal metodo Mazzarri. Il Napoli, forse giustamente, interpreta le partite in base al tipo di avversario, ma non rinuncia a questo metro di valutazione anche quando potrebbe approfittare della difficoltà dell’avversario di turno, pure se blasonato.
Va comunque considerato che il tentativo da parte di Mazzarri c’è stato, con l’inserimento di Insigne e Calaiò, e forse s’è notato che la cautela è provenuta più dai calciatori che dall’allenatore. Probabilmente, prima che degli avversari, il Napoli dovrebbe avere ragione dei suoi residuali timori reverenziali. Fino a questo momento, in questa stagione, il Napoli degli scontri diretti in trasferta è un Napoli vittorie zero.
Sebastiano Di Paolo
Articolo modificato 15 Apr 2013 - 20:54