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“Potranno tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno la Primavera”

Una finale è sempre una finale, e va sì rispettata. Una finale con la Juventus, poi, va onorata e sostenuta. Quando ad una finale con la Juventus, in campo ci sono addirittura i ragazzi della Primavera, allora non dobbiamo stare neanche qui a spiegarvi perché era importante esserci. E quando una finale della Primavera contro la Juventus avviene al San Paolo, anticipata da un allenamento a porte aperte della prima squadra, ecco che la voglia di rispondere “presente” è più grande di quella di guardarsela comodamente dal divano.

Avrei potuto cominciare così il mio racconto della serata di ieri.

E invece, cari miei, vi dirò che se anche fosse stata una partita qualunque, importante certo, ma non per forza una finale. Se anche fosse stato un avversario qualunque, di peso, sì, ma non per forza la Juventus. Se anche prima ci fosse stato uno spettacolino qualunque, con qualche presenza della prima squadra, sì, ma non per forza un allenamento a porte aperte. Insomma, ci fossero state molte meno motivazioni a rispondere “presente”, questi ragazzi avrebbero meritato comunque il nostro sostegno.

Forse sul piano del gioco non siamo stati all’altezza, forse abbiamo basato la prestazione su alcune individualità che sono venute meno perché l’emozione frega chiunque, figuriamo dei ragazzi in piena adolescenza con gli ormoni che fanno baldoria. Forse i migliori in campo sono stati quelli che ai più erano ancora sconosciuti, e questa mi sembra solo una buona notizia. Nicolao e Celiento su tutti. Ma ieri è stata una serata in cui ho visto giocatori azzurri stremati che cercavano fino all’ultimo secondo di recuperare un secondo tempo supplementare che avrebbe stroncato chiunque perché cominciato con un goal bianconero pesantissimo. Ho visto tante scuole calcio allo stadio, tutte sedute in blocchi  colorati dalle divise uguali, in tutti settori, soprattutto distinti, tanto che il tizio davanti a me era convinto che fosse stata preparata una coreografia per l’occasione. Ho visto i gruppi ultras presenti, in piedi e appassionati come sempre. Ho visto palpebre che si chiudevano per un primo tempo poco entusiasmante, per poi spalancarsi quando il gioco si è fatto duro, abbiamo incassato il rigore e gli insulti dello stile juve dei giocatori. Incluso il portiere che ha voluto zittire la curva dopo il vantaggio, con il solo risultato di ricordare a tutti che si può essere giovani e stupidi. Molto stupidi. E in maniera pedagogicamente impeccabile la curva gli ha fatto pagare le conseguenze del gesto stupido. Molto stupido. Evidentemente, la vecchia signora ha continuato a generare mostri e da ieri l’avversario è diventato ancora più nemico.  Ho visto Scielzo essere acclamato come il nuovo Behrami per la grinta e la caparbietà dimostrata, l’ho visto entrare con una mano fasciata e finire la partita con una mano e la testa fasciate. Tanto che qualcuno faceva notare che mentre in altre squadre si ha il “Faraone”, noi rispondiamo a tono con la “mummia”. Ho visto uno stadio esplodere al goal di Soma, dopo un bel cross di Insigne. E l’ho visto applaudire anche a partita finita, quando ormai stremati si consumava l’ultimo tentativo di un pareggio che non sarebbe comunque servito. E ho visto amici che nonostante la giornata di lavoro e la sveglia alle sei del giorno dopo, hanno tentennato tra il restare e l’andare via ai tempi supplementari, decidendo alla fine, chiaramente, per il restare.

Insomma, cari miei, se anche fosse stata una partita qualunque, importante certo, ma non per forza una finale; se anche fosse stato un avversario qualunque, di peso, sì, ma non per forza la Juventus; se anche prima ci fosse stato uno spettacolino qualunque, con qualche presenza della prima squadra, sì, ma non per forza un allenamento a porte aperte. Ecco, se anche ci fossero state molte meno motivazioni a rispondere “presente”, questi ragazzi avrebbero meritato comunque tutto il nostro sostegno.  E l’hanno avuto.

 

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Scritto da
redazione