Giocare al San Paolo dinanzi a migliaia di tifosi è uno di quelli che puoi provare a cancellare solo realizzandolo, non ci sono altre soluzioni, altre forme di appagamento.
Passa per la testa di ogni napoletano appassionato di calcio almeno una volta, figuriamoci a chi ha fatto del calcio la sua vita.
Giuseppe Nicolao è di uno questi.
E’ partito da Nocera, un paese del Salernitano, con una valigia piena di speranze e molto simile a quella di centinaia di suoi coetanei: a Napoli l’occasione d’oro, quella da non fallire con colpi di testa o presunzioni, tenendola stretta solo con lavoro quotidiano e sacrifici. E uno che ha la residenza sulla corsia sinistra sa bene quanto sia importante correre, andare avanti e indietro, servire il cross da gol quando serve o ripiegarsi in difesa frenando gli avversari.
Due facce del calcio che un terzino conosce meglio di qualunque altro. Due facce della vita: stringere i denti o attaccare, a volte fare entrambe le cose negli stessi minuti, anche quando il fiato sta per finire e le gambe ti tirano. Vorresti fermarti e finire la partita.
Dopo una trafila nel Settore Giovanile azzurro, l’occasione della Primavera nel 2011, un anno di assestamento.
Anche Alberigo Evani, commissario tecnico dell’Italia under 19, si accorge di lui convocandolo e provando a stargli vicino anche nei momenti più difficili: squilla spesso il telefono di Nicolao durante l’infortunio che lo tiene fermo per più di un mese dai campi di gioco a febbraio. Out per il Viareggio rischia di saltare anche l’andata della Primavera Tim Cup allo Juventus Stadium. Sembra perseguitato dalla sfortuna, gli manca il campo, sa di stare giocando a carte con il suo futuro. Nicolao recupera, va in campo a Torino e sembra rinato. Conferma il suo altissimo rendimento che, nella stagione 2012-2013, parla di una media voto vicina al 7.
Una dote su tutte: la continuità. Un ragazzo, classe ’94, capace di non sbagliare neanche una partita.
La finale di ritorno si avvicina e Peppe vuole lo Stadio San Paolo, senza se e senza ma.
Tutti i grandi giornali nazionali, alla vigilia, parlano dei fenomeni di Saurini ma spesso dimenticano il suo nome preferendogli il dirimpettaio di fascia Emanuele Allegra, il talentuoso Gennaro Tutino o l’ormai celebre Roberto Insigne.
Arriva il 16 aprile, l’allenamento della prima squadra sullo stesso terreno di gioco a Fuorigrotta, pochi minuti prima del match di ritorno con la Juventus, è solo una piccola dose di adrenalina in più per una sfida troppo attesa. Dalla TV sono in tanti a guardare per la prima volta la Primavera del Napoli, altri lo fanno dallo stadio. Un unico esame dinanzi a troppi professori.
A Nicolao bastano 9 minuti, 540 secondi, per fare innamorare il San Paolo con un recupero prodigioso sulla fascia. Un applauso di incoraggiamento. E poi ancora un altro, e un altro ancora. Il numero 3 non sbaglia un colpo, cross al bacio, grinta, talento, polmoni infiniti. Napoli “scopre” un ragazzo d’oro, in campo e fuori.
E’ il primo ad allontanare i compagni quando rischiano di cadere in provocazioni avversarie. Li prende per i capelli, per lui il calcio è solo correre e giocare, nessuna lite pretestuosa, nessuna chiave diversa.
Lo sa bene anche il suo procuratore, l’avvocato Fulvio Marrucco, che abbiamo intervistato in esclusiva:
“Manteniamo i piedi per terra, la strada è ancora lunga ma Giuseppe è un ragazzo intelligente e lo sa bene.
Con i giovani sbagliare è molto semplice, bisogna stare sempre molto attenti.
Pronto per la prima squadra? Non faccio come molti miei colleghi che parlano del campo, a me piace parlare solo di quello che riguarda gli altri aspetti, quelli al di fuori del campo, perché è così che dovrebbero fare gli agenti e i procuratori.
Posso dire solo che è interesse del Napoli tutelare un calciatore del genere, con un grandissimo futuro dinanzi a sé“.
E’ nata una stella e il San Paolo non vede l’ora di rivederla in campo. Perché la Primavera, come ogni stagione, passerà e verranno nuove occasioni…
Antonio Manzo