Abbiamo paura, abbiamo sempre avuto paura. Perchè? Perchè non ci conosciamo, abituati a versarci in un orizzonte lascivo di interferenze deboli, in uno spazio di pura sopravvivenza. In questo mondo che si fa megafono di cambiamento ciò che vedo è solo un ritorno ossessivo sui passi già fatti, sugli schemi già applicati, buoni solo a garantire una tranquillità senile.
Attaccati con le nostre sporche unghie alle pareti delle logiche invalide perchè mancanti e non più valide chiniamo il capo per dire “sì“, senza sapere che in realtà stiamo offrendo la testa alla scure.
Sport e politica, più precisamente PD e Napoli, sembrano per un oscuro ma prevedibile destino porre il sigillo alla malattia della conservazione, senza intuire che ciò che si conserva è destinato ai vermi e al superamento.
In entrambi i casi si è scelta la logica del mantenimento, della navigazione sicura, del sottocosta che non comporta rischi ma relega gli occhi sempre alla stessa visuale replicata. Il PD non ha capito che era il momento di alzare la vela e catturare il vento della sinistra, della volontà popolare. Non ha capito che le logiche della spartizione dei corpi, da sempre attività prediletta dell’ingengneria politica, è ormai superata, che i tempi sono mutati, che il loro sistema interpretativo è ormai incapace.
Il Napoli domenica sera ha condiviso la stessa visione. Ha preferito il pane della vecchiaia, il soldo sicuro nel materasso, non venedo incontro alla volontà del popolo che lo sostiene. Certo in questo caso si è ottenuto un bel po’, mentre il soggetto politico è naufragato completamente e ignobilmente.
Ma è la logica progettuale ad accomunare i due gesti: quella della conservazione, della prudenza, dell’evitamento del rischio, in ultima istanza la logica della senilità. C’erano tutti gli spazi per liquidare il moribondo, per affossare il cadavere. Ma come per il PD, inetto a un’alleanza coraggiosa con il M5S foriera di rischi e possibilità, anche il Napoli ha preferito la carezza della costa e il bacio mortale della tranquillità. Non ha rischiato, non ha puntato la prua nel mare aperto, ha richiamato l’equipaggio a gestire la gara, quando era il momento di cambiarla.
Cambiare! Questa è la parola che fa tremare. Si preferisce rosicchiare il lupino sicuro piuttosto che darsi la possibilità dell’aragosta viva.
Napoli e PD, la vecchia logica non muore mai.
Carlo Lettera
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