Antonio Corbo puntuale come ogni lunedì commenta, dalle colonne de La Repubblica, la gara del Napoli. Queste le sue parole.
Con un lampo di genio, Insigne chiude il primo spettacolo. E’ quasi sera, manda il Napoli a vedere il secondo in tutta serenità, senza calcoli né tremori, il secondo posto è quasi certo, la Champions che apre la porta d’onore, divertitevi pure con Juve-Milan. Ma il finale eccitante della vittoria sul Cagliari fa pensare: dal giro scudetto il Napoli non si è escluso troppo presto?
Trionfo del coraggio sulla tattica. Il Napoli alla fine gioca d’azzardo come nelle bische dei disperati. Questo 3-2 è più difficile da spiegare che da dimenticare. Resta nella memoria del campionato. Una squadra senza più schemi né equilibri, difesa a 4 nella ripresa e ben 4 punte nel finale, prima sventa il terzo gol del Cagliari con un prodigio di Cannavaro su Dessena lanciato a rete, poi segna il suo e vince con Insigne, gran gol, fantastico egoismo di artista. A un finale così brillante e contorto, il Napoli arriva dopo le lucide correzioni del suo allenatore. Nessuno come lui riesce a passare dall’errore alla vittoria, dall’autolesionismo al delirio.
Il Napoli comincia male anche stavolta. Non dite che i giocatori hanno la sindrome dell’approccio. Mazzarri, conoscendo la forza della sua squadra, si compiace di osare troppo. Schiera la difesa a tre, pur mancando Campagnaro squalificato. Gamberini non ha tecnica, progressione e slalom per giocare sulla destra in sovrapposizione su Maggio. Il Cagliari replica come usano fare i brasiliani. Vi riuscì bene anche Lippi nei mondiali del 2006. Il 4-3-3 ha un terzetto con punta centrale (Nené) e altre due molto larghe. Per distendere la difesa del Napoli ecco Ibarbo a destra e Thiago Ribeiro a sinistra. Il primo, colosso d’ebano dotato di falcata e resistenza, mette in imbarazzo Zuniga. E’ un esterno possente e duttile, che al Napoli sarebbe stato molto più utile di Nainggolan rincorso per mesi. Di Thiago Ribeiro deve occuparsi Maggio. La prima linea del Cagliari fa di più: si piazza lontano dall’area di rigore. Vi arriva in velocità.
Nella prima parte il Napoli concede una zona libera davanti alla sua difesa. Behrami eccellente per tempismo e intuito, sta davanti a Cannavaro, altro colosso. Britos e Gamberini gli sono accanto, ma senza punti di riferimento. In quello spazio si lanciano nelle ripartenze i mediani Ekdal e Dessena, lanciati da Nainggolan. Gli assalti sono a 5, quindi, e creano costante panico. Il Napoli è imbrigliato. Ha esterni indaffarati nel controllo dei rispettivi avversari, né trova sbocco. Gli manca il migliore Hamsik nel raccordo. Dzemaili tira sassate, e dopo i recenti gol ci prova sempre, troppo, anche da piazzale Tecchio. Che il Napoli non funzioni nella costruzione c’è la prova: troppi passaggi indietro.
Il riequilibrio avviene quando Britos si stacca per cercare Ibardo, liberando Zuniga che collabora così al primo gol. L’uscita di Gamberini è giusta. Armero entra per sfondare a sinistra, a destra rimane il malinconico Maggio. Il gol di Sau (2-2) dà l’ultima scossa, e ora Mazzarri non bada a rischi per vincere. Comincia lo spettacolo. Intorno a Cavani, nervoso e frastornato dall’ambiguità del suo destino, convergono l’0ttimo Pandev, Insigne e Calaiò. Difesa a 4 finalmente, Cannavaro e Britos al centro, Maggio e Armero ai lati, Behrami e Hamsik a centrocampo, 4 punte nel più spregiudicato assetto offensivo. Il gol di Insigne, con traiettoria da perfida granata nel vento, dice tre cose in un solo tiro. Vince chi rischia, la tecnica prevale sull’ordine tattico del Cagliari, Insigne è un Ercolino che non si lascia abbattere mai e da nessuno.
Fonte: La repubblica