Pescara e Napoli, tra loro l’ultimo incrocio è coinciso anche con quello tra Christian Bucchi e il Napoli, risale a un paio di mesi fa, 17° giornata del campionato Primavera, stadio Bisceglia di Aversa gara Napoli-Pescara. Fino a quel momento il Napoli dei giovani era lanciatissimo in vetta alla classifica con un discreto margine di alcuni punti sulle inseguitrici, ma la squadra del tecnico pescarese riuscì a rimontare all’ultimo minuto gli azzurrini, segnando l’inizio di una flessione che li ha portati in poco più di 40 giorni dalla vetta alla 4° posizione, e quindi dalla Final-Eight agli spareggi preliminari.
Non è che quindi si abbia questo gran ricordo dell’ex giocatore del Napoli in versione trainer, ma non siamo certo qui a farci impressionare dalla scaramanzia e allora vediamo cosa c’è da considerare per il Napoli nell’avversario di questa settimana, il fanalino di coda Pescara.
La squadra abruzzese era giunta dodici mesi fa in serie A con un enorme carico di entusiasmo grazie alle gesta del trio Verratti-Insigne-Immobile e dello spumeggiante gioco di Zeman, purtroppo senza una seria progettualità la squadra del presidente Sebastiani (che era composta in larga parte da prestiti) si è trovata a dover rifondare tutto, a partire da un nuovo allenatore passando per i ruoli chiave. Inutile dire che si è sbagliato molto, oggi possiamo sentenziare alla luce dei fatti, troppo e i biancazzurri sono ormai destinati a tornare in Serie B, ma pur con il destino segnato la squadra agli ordini di Bucchi non ha alzato bandiera bianca, continuando nelle ultime settimane a offrire prestazioni dignitose e volitive, e considerata la giovane età di molti elementi la partita domenicale è per i più una vetrina in cui mettersi in mostra.
La squadra è schierata ultimamente con un 4-2-3-1, Sforzini è il terminale offensivo, punta centrale strutturata classica, alle cui spalle agiscono Rizzo, Celik e Caprari (o in alternativa anche Quintero e Sculli), in mediana invece Cascione e Togni, la difesa con Zanon e Modesto terzini, e Capuano affiancato da Cosic o Bianchi Arce al centro. La squadra non ha mostrato una grande organizzazione finora anche a causa dei diversi cambi di guida tecnica, tuttavia riesce a produrre talvolta delle trame interessanti con scambi veloci tra i trequartisti, oppure con la sovrapposizione dei terzini, e probabilmente il pericolo per gli azzurri deriva proprio da questo certo grado di improvvisazione che emerge dal gioco del Pescara. Non essendo una squadra con dinamiche ben consolidate (e quindi facilmente riconoscibili e contrastabili), il Napoli dovrebbe tenere più a lungo possibile il pallino del gioco sfruttando la presenza in Inler (al posto dello squalificato Behrami) e l’innesto in avanti di Insigne (favorito su Calaiò) più incline al dialogo palla a terra con Hamsik e Pandev rispetto a Cavani (squalificato), cercando quindi di giungere a concretizzare le azioni con un’azione manovrata.
Per il resto tra gli azzurri sono scontati i ritorni di De Sanctis tra i pali e Campagnaro sul centro-destra, con Cannavaro e Britos a formare la linea difensiva, salvo sorprese di Mazzarri dovute allo schieramento con un’unica punta (piuttosto statica), che potrebbe far preferire una difesa a 4, ma è più probabile vederla a gara in corso, mentre a centrocampo certamente confermato Dzemaili, non è da escludere sugli esterni qualche novità per dare respiro a Maggio e Zuniga (entrambi diffidati) in vista della gara interna contro l’Inter, ma si tratta di scelte che eventualmente scopriremo solo all’annuncio delle formazioni ufficiali.
Il Napoli ha da vincere assolutamente la sfida per lasciare immutate le distanze con Milan e Fiorentina e lasciare sulle inseguitrici la pressione, naturalmente senza sottovalutare l’avversario e senza cali di concentrazione che potrebbero costare punti preziosi nella rincorsa alla qualificazione diretta in Champions League.
Andrea Iovene
Riproduzione Riservata