29 aprile 1990. Non una data qualsiasi. Non un ricordo qualsiasi. Non uno scudetto qualsiasi. Quell’anno ci fu di tutto e noi lo ricordiamo bene. Credo anche i tifosi del Milan. E come qualcuno intitolò: “Più sofferto, ma che sfizio!”.
Avevo 9 anni e come sempre ero con tutta la famiglia al completo in curva A. Probabilmente non vidi nulla di quello che succedeva in campo, gli spalti erano troppo pieni, io sono sempre stata una polpetta e di tutti quegli anni trascorsi in curva con mio padre, mia madre e mia sorella non ricordo granché del calcio giocato. Ma ricordo benissimo l’atmosfera, i fumogeni azzurri, i cori, gli altoparlanti, Uditok e il caffè Borghetti. Le marenne che c’erano intorno, il vino rosso e le poesie di Zio Carmine, gli abbracci e, chiaramente, Maradona. E coglievo la tensione quando i momenti erano difficili o l’adrenalina di quando sapevamo di poter entrare nella storia. E il 29 aprile di 23 anni fa era uno di questi momenti.
Napoli-Lazio e scudetto lì, a portata di mano, ma non troppo. Vinciamo 1-0. Goal di Baroni e chiaramente questo l’ho rammendato anni dopo quando ho riletto e rivisto le emozioni. Non sono una di quelle bimbette cyborg che ricordano tutti i goal, i marcatori, le formazioni, le partite a memoria dall’età di 4 anni. Età in cui ho varcato per la prima volta la soglia del tempio. Gesù mi pare ne avesse dodici e questo fa’ di me quantomeno una figlia con genitori altamente educativi.
Lo scudetto lo vinciamo in casa in uno stadio in cui non c’è posto neanche per i colombi che lo sorvolano. E quant’era bello il San Paolo pieno fino al cielo, con i tamburi e con i fumogeni tricolore. La nebbia a Napoli c’era solo di domenica. E non anche di sabato, lunedì, venerdì, mercoledì ecc ecc.
Nostalgica, penserete… Forse sì, ma non vedo perché non esserlo. Tornate per un attimo con la memoria a 23 anni fa. Domenica 29 aprile 1990. I tifosi al San Paolo si confondono col cielo alle loro spalle. Il nostro Napoli vince il suo secondo scudetto con il Milan dietro di soli due punti, uno scudetto che si avvicina man mano che si avvicina la monetina alla testa di Alemao, ammettendo una buona mira da parte di un bergamasco, uno scudetto vinto nonostante un Maradona messo inizialmente fuori rosa, uno scudetto vinto nello stesso anno in cui il Verona retrocede in B. Potete seriamente immaginare una goduria maggiore? Beh, io francamente no. Me la auguro, certo!, ma non riesco ancora ad immaginarmela. E allora, signori miei, fatemi essere nostalgica almeno oggi e fatemi rivedere più e più volte la festa di 23 anni fa.
Il Mattino all’epoca scrisse di Napoli: “Città di mare, con abitanti e scudetti”. Il mare, fino a prova contraria, c’è ancora e nonostante l’abbiano liberato ha deciso di bagnare ancora la nostra unica città. Gli abitanti sono sempre di più e continuano a riempire gli spalti del San Paolo e le piazze di bimbi in maglia azzurra e palloni. Insomma, pare resti solo una cosa … eh, quella lì… e il sospiro a questo punto fa’ di noi dei grandi e invincibili sognatori.