La seconda semifinale di Champions League 2012-2013 dice sia finito un ciclo, quello del Barcelona, ma con una percentuale forse maggiore si può affermare che se ne apre un altro, indipendentemente dall’esito della finale di Wembley, cioè quello del Bayern Monaco.
Nessuna squadra, finora era riuscita nell’impresa di dettare legge nel regno di quelli che hanno “governato” il calcio nell’ultimo quinquennio. I tedeschi hanno completato l’opera iniziata a Monaco di Baviera, devastando il Camp Nou e finendo un agonizzante Barcelona con un netto 3-0, punteggio che rappresenta fedelmente il divario tecnico-tattico manifestatosi tra le due squadre.
Gli azulgrana, orfani di Messi autoesclusosi nell’immediata vigilia, non hanno mai dato l’impressione di poter solamente abbozzare la rimonta, ma anzi è stato già tanto l’essere rimasti in gara almeno un tempo, concluso sullo 0-0. Il vero calvario nella ripresa, con le tre marcature bavaresi, la prima di Robben (48′), poi le mazzate finali con l’autorete di Pique (72′) e il gol di Muller (76′). Infine la passerella finale, in attesa del fischio finale, che ha chiuso l’avventura europea del Barcelona.
Fa scalpore però, punteggio a parte, il piglio da grandissima squadra esibito dalla squadra di Heynckes, che ad un certo punto spadroneggiava in lungo ed in largo, umiliando il Barca con la sua stessa medicina, un torello lungo, interminabile e sottolineato dagli “olè” della tifoseria bavarese. Roba mai vista prima; sembrava che Guardiola avesse già preso possesso della squadra.
Ma il segreto della forza del Bayern Monaco è l’essere arrivato al momento cruciale della stagione con una Bundesliga messa in cassaforte già a Febbraio, ed una programmazione completamente dedita all’avanzamento in Champions: una politica che sta dando i suoi frutti. Discorso opposto per il Barcelona: già apparso in calo nel doppio confronto con il PSG, la squadra allenata da Vilanova ha dovuto rinunciare alla buona vena di Messi, infortunatosi proprio nella gara di Parigi ed ancora alle prese con un lungo e tempestato recupero. Oltre all’argentino, anche elementi essenziali come Xavi e Fabregas non stanno girando ai massimi giri, ed i risultati sono stati lampanti al Camp Nou, allorquando il centrocampo catalano, mai come in questa circostanza, è andato in crisi, messo sotto dal pressing asfissiante di Xavi Martinez e Schweinsteiger, accompagnato dai ripiegamenti di Ribery, Robben e soprattutto Mandzukic.
C’ è da dire che il Barcelona esce per mano dalla squadra attualmente più forte d’Europa, e forse l’unica capace di eliminare gli spagnoli, ed il globale di 0-7 maturato tra andata e ritorno deve far riflettere soprattutto sulla misura della forza del Bayern, unica autrice della sua titanica impresa. Però, da qui a dire che il Bayern stravincerà la finale di Wembley contro il Borussia Dortmund ce ne passa. Le partite secche sono storie a parte, ove i valori tecnici si azzerano ed a maggior ragione quando si parla di un “derby”, la prima storica finale tutta tedesca di Champions League, che va ad aggiungersi a quella “spagnola” del 200o a Parigi, tra Real Madrid e Valencia; a quella “italiana” del 2003 a Manchester, tra Milan e Juventus; a quella “inglese”, nel 2008 a Mosca, tra Chelsea e Manchester United. Mancava la Germania all’appello, ed ecco il fatidico “presente”.
Curiosità: le ultime due finali furono decise dai rigori e chissà se in questo caso varrà il proverbiale “due senza tre”.
Nel frattempo, prepariamoci a godere questa finalissima, tra due squadre assolutamente meritevoli di questo traguardo raggiunto. Ultimo atto di una Champions, come sempre, ricca di emozioni e spettacolo. Vinca il migliore!