Eccole le sensazioni verso il basso, e cioè verso una concezione di squadra che etichetta gli azzurri ancora come una realtà in cerca di identità ben precise, tra l’essere ancora una cenerentola in questo mondo in cui i grandi club fanno pazzie pur di portare in squadra armi letali per poter spazzare via i dubbi sui potenziali successi, e l’amara realtà che li considera ancora immaturi verso l’aspirazione a divenire un club ambito, una piazza a cui i campioni non sappiano dire di no. Per forza di cose i pensieri si rivolgono verso un ridimensionamento che a tratti fa rabbia, perché si legge ovunque che questa società abbia raggiunto una solidità economica che forse molti club d’elitè attualmente non hanno, ed allora sorge spontanea la reazione irascibile di chi non condivide la politica del “vendi il pezzo pregiato per comprare piccole promesse che un giorno diventeranno campioni”.
C’è stato il tempo in cui questa lungimirante scelta di mercato era condivisibile, dovendo accettare di far parte da troppo poco tempo di un emisfero pallonaro profondamente cambiato, attento ai bilanci, soprattutto controllato a livello europeo da chi giudicherà una scelta azzardata, un eccesso in termini economici che potrebbe proiettarti verso il baratro finanziario. Oggi queste problematiche sembrano essersi dileguate grazie anche alla saggezza societaria a cui va fatto un plauso, ma forse oggi sentire ancora parlare di vendere il campione per trovarne altri potenziali ha raggiunto l’apice della pazienza. Bisognerebbe invece cominciare ad essere ambiti dai grandi talenti, ma anche dai campioni affermati, pronti ad abbracciare il progetto Napoli come porta principale verso il paradiso dei successi, e non come isola piuttosto felice su cui ancorare in attesa che la sorte porti buone nuove all’orizzonte.
E’ l’ora di assorbire la mentalità dei club che hanno dalla loro parte il potere economico, ergo la possibilità di manovrare le scelte di mercato su obiettivi ambiziosi, riuscendo a costruire una macchina infallibile, proiettata verso la vittoria con un alta percentuali di possibilità, arrivando ai nastri di partenza della prossima edizione con i favori del pronostico. Bisogna invertire la tendenza e contestualizzare in questo progetto i concetti fondamentali per attuare questa trasformazione, per far si che Napoli diventi la squadra dei sogni, e non il trampolino di lancio per sognare di arrivare in altri grandi club. E’ ovvio che c’è bisogno di fare la storia e di farla subito, con una obiettività che deve farci vedere chiaro ed in maniera sincera, partendo dal presupposto che quest’anno, con qualche piccolo sforzo in più, si sarebbe potuto puntare al tricolore, che in quest’annata chiameremo “lo scudetto dei mediocri” (non ce ne vogliano i bianconeri), per ovvie ragioni. E’ arrivato il momento di non essere più “i meno mediocri tra i mediocri”, e arrivato il tempo in cui vincere ad ogni costo dovrà essere un imprescindibile punto di partenza, da coniare anzitutto nella struttura societaria, da inculcare poi come principio di base nella mentalità dei calciatori che indosseranno questa maglia. “Vedi Napoli e poi…vinci”.
Articolo modificato 4 Mag 2013 - 11:32