Quella che è appena passata è stata una domenica di normale amministrazione. Nulla di nuovo sotto il sole prima della partita e sotto la pioggia dopo la partita, tranne che per un paio di cose che nettamente spiccano in una domenica di Napoli-Inter così…ordinaria.
Nel pomeriggio assistiamo all’ennesimo furto sabaudo a danno, stavolta, del Palermo che lotta per non retrocedere. E per questo ci dispiace anche di più. Ma tant’è! Loro, comunque meritatamente, festeggiano il 31° scudetto, tutta l’Italia e il mondo sa che invece è il 29°, ma accettare le sentenze richiede un lungo lavoro di analisi su se stessi che i bianconeri, tifosi-giocatori e società, non hanno ancora fatto e chissà faranno mai. E come se un ergastolano, pur restando in cella, continuasse a dire che il giorno dopo uscirà. Non è che lo fanno uscire per il solo fatto che lo dica, e anche se questi lo dicesse a voce sempre più chiara e forte e se lo scrive dappertutto, compresa l’auto o la casa, resterebbe comunque dentro a vita. E vi chiedo scusa, ma non sono riuscita a trovare un esempio più calzante. Ammesso ce ne siano.
Comunque, è ovvio, che al triplice fischio delle partite del pomeriggio, eravamo già pronti per andare al San Paolo, senza vedere nulla della festa in bianco e nero. A noi piacciono i colori. A noi piace l’azzurro e allora andiamo via belli speranzosi.
La speranza della vittoria aumenta quando, imboccata la tangenziale, sentiamo un rumore sordo come di qualcosa che cade sull’auto. Ci giriamo verso il finestrino e capiamo che un uccello non ben identificato ha voluto omaggiarci di un portafortuna molto intimo. Anche troppo intimo. Peccato che il finestrino fosse aperto, con quello che ne è derivato. Arrivati al parcheggio e pronti a pulire l’omaggio beneaugurante, siamo diventati subito un caso da guinness dei primati. Siamo stati ammirati da tutti gli astanti, i quali hanno guadagnato grazie a noi una buona dose di ottimismo sull’esito della partita.
Dicevamo, una domenica di normale amministrazione. Solito palpeggiamento al mio zainetto. Solita telefonata di chi era un po’ in ritardo, ma che stavolta ha dovuto pagare dazio. Due birre per noi e una decina di posti per loro. Soliti discorsi da pre-partita goliardici e di stima. Complimenti vivissimi al Bologna che probabilmente ha deciso di non andare a Roma per preparare meglio la partita contro di noi. Che sicuramente mercoledì farà sapere a tutta l’Italia che dal B…olog…NA al B….arcellon…NA il passo è breve e Moscardelli è già pronto a fare Messi. Attestazioni di stima a gogò nei confronti di Totò Aronica che finalmente è riuscito a cancellare il ricordo dell’assist a Sansone procurando un cartellino rosso a Pogba. Dopo Ibra, altra vittima della filosofia di gioco del nostro mitico Totò: “Vott’a petrell’ e annasconn’a manell’!”. Abbiamo notato, poi, che l’ambulanza a bordo campo aveva già i lampeggianti accesi durante il riscaldamento, pronta a soccorrere un nerazzurro infortunato. Scorgiamo tra i giocatori avversari anche Oriali, richiamato dal mister. Soliti momenti di psicopatia per De Sanctis, mandato a quel paese da un sicuro Rolando che all’ennesimo passaggio folle del portiere avrà pensato: “Miiiiii!!Nooon ci poooosso creeeedere!”. Solito balletto del Don “Pablo” Lurio appena entrato. Cominciamo a pensare che segnano quando entra Armero solo per far vedere a tutti la sua nuova coreografia.
Insomma, una domenica di normale amministrazione. Una splendida curva A, uno striscione da ultras coerenza e mentalità in curva B. Qualche coro simpatico di stima per gli avversari e molti d’incitazione per i nostri azzurri che ieri hanno giocato in uno stadio diventato di nuovo da Champion’s.
Dicevamo, una domenica di normale amministrazione tranne che per un paio di cosucce. Tre, in verità. Tre cose che ricorderemo e resteranno nella storia di questo Napoli-Inter:
1) uno stop di Maggio che ci ha fatto girare tutti a occhi spalancati tra un amico che pensava di aver abusato di sostanze alteranti la percezione della realtà e un altro che immaginava fosse Robben sotto mentite spoglie. Purtroppo un cross di due minuti dopo ci ha fatto ricredere tutti.
2) Cavani segna il rigore pur strappando la palla ad un, giustamente, arrabbiatissimo Pandev. Ma il Matador voleva il centesimo e l’ha avuto. Poi ha fatto pure il centounesimo nel caso gli togliessero quello su rigore giudicato irregolare perché entrato in rete e non parato. Poi hanno visto che anche stavolta era riuscito a toccare il palo e allora gliel’hanno dato.
3) Dulcis in fundo. L’Inter finisce la partita senza impiegare l’ambulanza o senza far fare straordinari ai propri medici. Escono dal campo tutti interi e questa è alla fine una buona notizia.
Per il resto, Napoli batte Inter 3-1. Ah! Tripletta di Cavani, ma, come dicevo…una domenica di normale amministrazione.