Strano sport il calcio: nel volgere di pochissimo tempo può trasformare un campione in un brocco e viceversa. Per un anno e mezzo i tifosi del Napoli hanno maledetto i 16 milioni d’euro spesi da Aurelio De Laurentiis per portare all’ombra del Vesuvio Miguel Angel Britos e Blerim Dzemaili: la loro prima stagione in azzurro, infatti, non è stata certo da incorniciare. Da qualche mese però il vento è finalmente cambiato tanto da stravolgere il destino dell’uruguaiano e dello svizzero diventati improvvisamente, ma non per caso, pedine fondamentali all’interno dello scacchiere di Walter Mazzarri.
IL PANZER MANCINO- E’ una carriera calcistica costruita mattoncino dopo mattoncino, quella di Miguel Angel Britos. Il difensore ventisettenne, infatti, ha fatto molta “gavetta” nel campionato del suo Paese fino al 2008 (prima con il Fenix, poi con la Juventud ed infine con i Montevideo Wanderers). Proprio durante l’estate di 5 anni fa il Bologna decise di puntare su di lui e… non ha mai avuto motivo di pentirsene. Fisico da corazziere, grande attenzione in fase di marcatura, assoluta padronanza nel gioco aereo e un piede sinistro capace di confezionare lanci lunghi molto precisi hanno fatto di Britos un giocatore conteso da molte squadre. Dopo tre ottime stagioni in maglia rossoblu, Riccardo Bigon lo porta a Napoli per una cifra non certo modica: 8 milioni d’euro. Il fisico possente di Miguel però richiede una preparazione atletica adeguata: preparazione interrotta sul più bello a causa di un infortunio rimediato al Nou Camp nel corso dell’amichevole tra Barcellona e Napoli. L’infrazione al quinto metatarso del piede destro infatti costringe l’ex bolognese ad uno stop di quattro mesi che purtroppo condiziona il suo rendimento anche nella parte finale della stagione. Questo che sta per terminare invece è senza dubbio il campionato del riscatto per Britos, a cui Mazzarri ha dato piena fiducia sin dall’inizio (relegando Aronica in panchina): il numero 5 partenopeo ha ritrovato lo smalto dei bei tempi e forse ha addirittura scoperto (“grazie” alla breve squalifica di Cannavaro) di giocare meglio da centrale puro che da centro-sinistra. Qualche black out è sempre dietro l’angolo (basta rivedere il goal regalato a Meggiorini durante l’ultimo Torino – Napoli) ma possiamo certamente affermare che Britos è ritornato finalmente quel difensore prezioso di cui il Napoli aveva bisogno.
IL JOLLY RITROVATO- Dal 2003 al 2007 Blerim Dzemaili si afferma velocemente come “faro” del centrocampo dello Zurigo. Nel 2007 la Premier League chiama, e il ragazzo di origini macedoni risponde. L’esperienza d’oltremanica, Blerim la deve soprattutto al tecnico del Bolton, Sam Allardyce: il coach inglese è impressionato dalla sua duttilità, la sua forza e la sua buona tecnica e prevede per il giovane regista elvetico un futuro importante. Ma tutto va per il verso storto: Dzemaili si fa male ed è costretto ad operarsi ai legamenti del ginocchio e Allardyce intanto viene esonerato. Meglio cambiare aria e campionato. Nella stagione 2008/2009 Dzemaili è la nuova scommessa di Urbano Cairo e del Torino neopromosso, un’occasione di rilancio importante che lo svizzero non si lascia scappare. Nonostante la retrocessione dei granata, Blerim risulta uno dei migliori e nell’estate del 2009 si trasferisce a Parma, dove gioca per due anni e palesa (nonostante un altro grave infortunio) continui progressi. Nel 2011 si spinge ancora più in alto, diventando un giocatore del Napoli. La sua prima stagione agli ordini di Mazzarri è scandita da molte domeniche in panchina in quanto viene influenzata negativamente da un equivoco tattico: Dzemaili non è il mediano puro che si credeva che fosse, ma un vero jolly di centrocampo (il tecnico livornese e il giocatore stesso, allenamento dopo allenamento, l’hanno capito), abbastanza dotato in fase di interdizione e ancora più votato alla fase costruttiva e offensiva. L’ora del suo riscatto è scoccata all’inizio di gennaio 2013, quando sembrava che il suo tempo a Napoli fosse scaduto. Invece il patron De Laurentiis gli ha restituito fiducia e coraggio comunicandogli che non l’avrebbe ceduto per nessuna ragione. Il resto l’hanno fatto Mazzarri e….Gokhan Inler. Infatti l’esplosione di Blerim va per forza di cose associata alla caduta in disgrazia del numero 88 ex udinese, al quale ha ufficialmente soffiato il posto. Da due mesi a questa parte il suo bottino è fatto di tante reti (la tripletta contro il “suo” Torino rimarrà negli annali), ma soprattutto di prestazioni che hanno convinto al 100% allenatore e tifosi, tanto che la società campana l’ha subito tolto dal mercato e addirittura già starebbe pensando di prolungargli il contratto.
Il calcio, come dicevamo, è uno strano sport e basta davvero poco per passare dal ruolo di ripudiato a quello di eroe: Miguel e Blerim lo sanno bene…
Marco Soffitto