Una volta i giapponesi vincevano solo nella pallavolo (con Mila e Shiro) e nel calcio (con Holly e Benji). Peccato fossero solo personaggi dei cartoni animati. Adesso, la forza dei «manga» si è trasferita dalla carta ai muscoli grazie ad Alberto Zaccheroni , il ct della Nazionale del Sol Levante che sogna di passare l’estate da Luca, il figlio che ha in gestione lo stabilimento Marè a Cesenatico, e che invece dovrà accontentarsi di andarsene a spasso col suo Giappone tra l’Asia e il Brasile.
Zaccheroni, la serie A resta nel suo cuore?
«Ma se non mi cacciano prima continuerò a vederla da Tokyo almeno fin al prossimo anno… Poi si vedrà».
Cosa significa per il Napoli riconquistare la Champions?
«Questo secondo posto vale doppio per il Napoli, vale quasi uno scudetto. Tornare in Champions, tornare a confrontarsi con il meglio dell’Europa calcistica è una cosa molto importante. Gli azzurri hanno molto da recriminare per questa stagione».
Significa, anche, che il Napoli non può fermarsi qui?
«Ovvio, il prossimo anno deve fare di tutto per conquistare il titolo: i tifosi lo pretenderanno».
La distanza con la Juventus è notevole?
«Quella azzurra è squadra collaudata che già quest’anno poteva fare di più se in certe domeniche avesse avuto la forza e la cattiveria di sferrare il colpo contro le cosidette piccole. Un peccato. Ora c’è una notevole differenza, numerica più che qualitativa. Non so se sarà possibile colmarla in fretta».
C’è il rischio che aumenti, però, se andasse via Cavani?
«Non ne farei un dramma, anche i grandi campioni possono essere sostituiti. Quello che conta piuttosto è trattenere Mazzarri».
Dice così perché vuole difendere la categoria?
«Lo dico con convinzione. Il ciclo del Napoli è legato al suo tecnico: è il suo gioco che fa sì che il rendimento di alcuni atleti sia così alto. Far partire Mazzarri significa dover ricominciare daccapo. Un gruppo ne risente. E per il progetto sarebbe una brusca frenata».
Però Mazzarri è tentato a dire addio al Napoli. Vuole certezze negli acquisti.
«Ha ragione, fa bene a battere il pugno sul tavolo e far sentire la propria voce al presidente. Ma per esperienza dico che sono davvero rari i casi di un tecnico che riesce a farsi ascoltare dalla società. Quindi, non la prenda a male se magari non dovesse succedere. A volte meglio sapersi accontentare senza esagerare».
Lei si accontentava?
«Quasi sempre sì. Di quelli che conosco io solo uno si è sempre fatto rispettare nella campagna-acquisti: Fabio Capello. Lui sì che sapeva cosa pretendere dal proprio club e sapeva pure come ottenerlo. L’ho sempre ammirato».
Anche Conte, come Mazzarri, sembra scontento. È quasi una moda?
«Ma no. Entrambi sanno che il prossimo anno l’obiettivo è migliorare. Ovvio che vogliono la certezza che ci siano le condizioni perché questo avvenga».
E la partenza di Cavani?
«Con Mazzarri ha creato una alchimia speciale, non so se farà lo stesso altrove. Non sa quanti ne ho conosciuto che cambiando allenatore sono passati da un rendimento da 8 a un rendimento insufficiente».
Si può parlare di ciclo del Napoli?
«È una società che ha la sua personalità: De Laurentiis porta avanti con decisione le sue idee e le sue politiche gestionali. È un club ammirevole con risultati sul campo davvero eccezionali».
Il Napoli oggi gioca col Bologna, Mazzarri sfida Pioli la sua bestia nera. Lei ne aveva una?
«Sven Goran Eriksson: nei primi anni della mia carriera quando incrociavo lui vedevo le streghe. Poi un po’ mi sono rifatto: è solo una questione di casualità, di episodi. Mica credo a queste cose».
Le manca la serie A?
«L’Italia mi manca. E molto. Anche se il nostro campionato ha perso di appeal, faccio fatica persino a vederlo in tv: in certi Paesi non hanno neppure comprato i diritti televisivi. E a proposito di scaramanzie il Giappone non ha mai conquistato il pass per i mondiali giocando in casa. E il mio prossimo impegno è con l’Australia a Tokyo».
Subito dopo l’Italia in Confederation Cup?
«Non posso considerarmi un nemico, ma quel giorno per rispetto del Giappone non canterò l’inno… Tanto sono stonato ed è persino meglio per tutti».
Fonte: Il Mattino