Mazzarri Roma. Motivazioni, motivazioni, sempre e solo motivazioni. Sono queste che nel mondo del calcio fanno la differenza ancor più ad altissimi livelli e che permettono ad un top club di raggiungere traguardi importanti come uno scudetto, una qualificazione in Champions o, in altri casi, la salvezza in serie A. La sinergia d’intenti tra staff tecnico, società, squadra ed allenatore dev’essere globale, dalla prima all’ultima partita di campionato: l’imperativo è remare tutti sempre nella stessa direzione, rispettando le alte aspettative dei tifosi ma sempre con un profilo basso ma convinto, consapevoli di ciò che si può raggiungere e come fare per ottenerlo. Ben lo sa Walter Mazzarri, non solo tecnico ma motivatore e psicologo d’eccezione in questi anni per le squadre che ha allenato, spinto da numerose sfide da affrontare e superare, sia calcistiche che umane.
Facciamo un passo indietro nella sua carriera, partendo precisamente dall’avventura intrapresa nel 2004 in forza alla Reggina. Dei tre anni trascorsi in Calabria, la stagione 2006/2007 ebbe quasi dell’incredibile: a causa dello scandalo Calciopoli infatti, la società del presidente Foti fu accusata di illecito sportivo, costretta ad iniziare il campionato di serie A con ben 15 punti di penalizzazione, ridotti a dicembre poi ad 11. Un boccone davvero amaro da digerire, con una classifica quasi impossibile da sovvertire. Eppure Mazzarri decide di non abbandonare la nave che stava affondando brutalmente ed accetta sicuro di sé questa sfida, che lo porterà nell’Olimpo dei tecnici italiani: la stagione termina con la Reggina a 40 punti (51 senza il provvedimento della Corte Federale) raggiungendo una tranquillissima e storica salvezza. Sarà l’ultimo anno in amaranto per il tecnico toscano che poi approderà alla Sampdoria, affrontando al meglio il ritorno di un incontenibile Cassano reduce dai clamori di Madrid.
Altro giro, altra corsa, Mazzarri non si ferma qui. Nel 2009 l’approdo tra le fila del Napoli, rilevando la delicata e compromessa eredità di Roberto Donadoni di una squadra allo sbando, senza un’anima e che aveva perso stimoli e fiducia nei propri mezzi. La sfida sotto l’ombra del Vesuvio era troppo ghiotta per non essere accolta nel migliore dei modi, avendo poi a disposizione una squadra con forti carenze in numerosi reparti. Nonostante abbia preso in mano le redini azzurre solo alla nona giornata con una squadra che non aveva voluto e creato lui, l’allenatore toscano ha saputo estrinsecare il valore di ogni sua pedina rivoluzionandole a sua immagine e somiglianza, creando una squadra invidiata dai più non solo come gioco ma anche e soprattutto, dal carattere unico e deciso. Da stagione fallimentare, quella diventò una stagione più che positiva: sesto posto conquistato e partecipazione in Europa League con un risultato che diede il via all’escalation azzurra negli anni seguenti, con uno storico terzo posto l’anno successivo che mancava da ben diciotto campionati. La storia attuale è nota a tutti: secondo posto alle spalle solo di un’imprendibile Juventus, accesso in Champions dalla porta principale e tanti record superati. Un’impresa non da poco che potrebbe però segnare la fine dell’era Mazzarri sotto l’ombra del Vesuvio.
A mancare per il prossimo anno infatti, sarebbero proprio le motivazioni, benzina principale per l’operato del tecnico toscano il quale solo a fine campionato tra poco più di una settimana, scioglierà le riserve sul suo futuro. I rumors infatti, lo danno sempre più vicino alla Roma che già da qualche mese sta sondando il terreno per assicurarsi, in caso di addio, le prestazioni di uno dei migliori allenatori in Italia, dopo una stagione giallorossa ricca di difficoltà e davvero deludente. Ma la domanda sorge spontanea: tra tante squadre ancor più blasonate, perché proprio la Roma? Sulla carta infatti, non avrebbe senso lasciare un top club al ritorno in Champions League per un undici da rifondare, senza identità e senza attuali e reali obiettivi. E’ proprio questo il punto: l’uomo delle sfide impossibili potrebbe vedere nel club capitolino una nuova Napoli ed una Reggina già vissuta, con la consapevolezza di aver forse dato davvero tutto alla causa napoletana. C’è tanto da fare a Roma, dove il compito potrebbe essere ripartire da zero ed entrare nella storia di un altro club, così come fatto con gli amaranto e gli azzurri. I tifosi ovviamente però, si augurano che ciò che di bello sta accadendo in una piazza unica come quella di Napoli possa convincere il proprio allenatore a restare sulla panchina azzurra, trascinando i suoi verso altre stupende ed indimenticabili avventure: c’è ancora uno scudetto da conquistare e sarebbe una motivazione più che valida per non cambiare ancora aria.
Alessia Bartiromo
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