Pellegrini, l’ingegnere che piace a De Laurentiis

PELLEGRINI NAPOLIPELLEGRINI NAPOLI | Manuel Pellegrini e l’Italia, una storia nata nell’Ottocento e rimasta sempre viva. Una storia di emigrazione, ricordi, affetto, stima. Che ora potrebbe arricchirsi di un nuovo capitolo, un’ideale chiusura del cerchio aperto due secoli fa dal nonno Giulio che da Picerno, Basilicata, partì per il Cile. Da allora i Pellegrini si sono affermati in Sudamerica, Manuel è tornato per farlo anche in Europa. L’ingegnere ha 59 anni, i modi gentili e gli occhi azzurri un po’ tristi. L’ingegnere fa miracoli: ha portato Villarreal e Malaga, entrambe debuttanti in Champions, a un passo dalla finale e dalla semifinale di Champions.

Aristocrazia cilena Pellegrini è il quinto di 8 figli, padre costruttore morto alla vigilia della sfida di ritorno di Dortmund, fratelli professionisti affermati, famiglia aristocratica: in rete c’è un video nel quale la madre, Silvia Ripamonti, intervistata dalla tv francese pochi giorni dopo il golpe che nel 1973 rovesciò Allende e portò al potere il generale Pinochet difende le ragioni del colpo di stato. Manuel è stato un ottimo studente e un buon difensore: “Smisi quando un ragazzino di 17 anni, ben più basso di me, mi sovrastò e segnò di testa. Si chiamava Ivan Zamorano. Avrei giocato un altro anno. Non ero io a essere vecchio, era lui che saltava tanto”.

A Coverciano Pellegrini ha cominciato presto ad allenare ma ha continuato a studiare tanto che a un certo punto ha mollato la squadra per venire a Coverciano: nel 1985, Supercorso con i maestri Fino Fini e Mario Ferrari, in classe Albertino Bigon. Ancora Italia: un altro pezzo della famiglia Pellegrini arrivava da Roma mentre i nonni materni avevano cognome italiano, Ripamonti, però erano partiti da La Coruña. “Mia moglie poi di cognome fa Pucci, i suoi legami con l’Italia sono ancora più freschi dei miei. Il vostro Paese mi ha sempre circondato e attratto”.

Molte sfide “Tanti viaggi da turista, molti altri da allenatore: l’eliminazione dell’Inter col Villarreal, con il quale affrontammo anche la Lazio e la Fiorentina di Prandelli e Montolivo, grande squadra”. Poi il Milan: prima col Real Madrid, avventura chiusa con 96 punti in Liga, record battuto da Mourinho, un secondo posto alle spalle del Barça di Pep e una campagna stampa vergognosa anti-Pellegrini orchestrata dalla Casa Blanca. E pochi mesi fa col Malaga, avventura magnifica complicata dalle bugie dello sceicco Al Thani. Manuel è stanco e se ne vuole andare. E ci viene da dire magari: per la sua classe, la sua intelligenza, le sue idee, il suo calcio, riportando a casa il nipotino di nonno Giulio la Serie A ci guadagnerebbe davvero tanto.

Fonte: La Gazzetta dello Sport

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