Nella giornata della festa sarebbe troppo facile appellarsi alla paura di perdere Cavani, alla voglia di cambiare di Mazzarri, al tira e molla del Presidente. Non scordiamoci di lui. Gianluca.
È un dovere partire dal punto più alto: quel giorno, in Spagna, un ragazzino di 34 anni riuscì a centrare un bell’obiettivo: C come Champions, mica poco.
È un dovere partire da Grava perché rappresenta un percorso, un ciclo, una vita. Grava c’era nel 2005, quando navigavamo nelle acque della C1. Grava c’era ad Avellino, quella maledetta domenica. Grava c’era in quel derby con la Juve Stabia, con quel gol, stupendo.
Grava c’era il 2 settembre 2007, con l’Udinese. 5-0 al Friuli, e chi se la scorda. E lui, con la fascia da capitano. Grava c’era nel 2008, quando Donadoni lo mise a marcare Ronaldinho, e lui non si muoveva. Grava c’era il 15 gennaio 2011, quando contro la Fiorentina si ruppe il crociato anteriore. Grava c’era il 3 dicembre 2011, quando ritornò in campo durante il 4-2 inflitto al Lecce.
Grava c’era il 26 ottobre 2012, quando il procuratore Palazzi lo deferì per omessa denuncia nell’ambito dello scandalo calcioscommesse. Grava c’erail 17 gennaio 2013, quando la Corte di Giustizia Federale lo assolve dalle accuse di Gianello.
Grava c’era il 20 maggio 2012, quando vinse il primo trofeo in carriera, la sua Coppa Italia, nonostante non fosse mai stato impiegato durante la competizione.
Grava c’era ieri, nel lungo ballo d’addio. Sarà difficile immaginare un Napoli senza te, Gianluca. Anche quando non ti si vedeva, sapevamo che tu, in un posto o nell’altro, c’eri.
Raffaele Nappi
Articolo modificato 13 Mag 2013 - 18:23