“Quando finii la mia collaborazione con l’Inter pensavo che nessuna grande squadra mi chiamasse poiché sta fallendo ma vincemmo la Supercoppa Italiana e qualcuno si accorse del mio valore. Nonostante ciò, non c’erano troppi top club disponibili, ebbi tre o quattro offerte ma non quelle che mi aspettavo. sono fatto così, inizio a lavorare al massimo dal primo giorno che ho a disposizione, non mi tiro mai indietro. Appena so di far parte di un progetto importante divento ancor più metodico sfruttando la professionalità dei giocatori che ho a disposizione immediatamente. Molti dicono che sono il primo sostenitore della marcatura a zona ma non è proprio così. Se guardate il Liverpool quando ero lì, in due dei sei anni di mia competenza, siamo stati la squadra che ha concesso in assoluto meno reti da calcio d’angolo. Dalla Tv poteva sembrare si subissero più reti con la marcatura a zona che di solito lascia un colpitore di testa libero ma dai replay è chiaro che molte scaturivano dalla marcatura a uomo poiché seguire un solo avversario è sicuramente più facile sia per chi lo deve eseguire che per l’allenatore che sposta la responsabilità da lui stesso al campo. Nella marcatura a zona mi prendo le mie responsabilità, devo pianificare tutto alla perfezione. Non è semplice, non si tratta solo di difendere ma è stimolante. Si può usare la difesa a tre, con tutti votati all’attacco: c’è un’enorme differenza ma se si fa alla perfezione è la miglior difesa”.
“In Europa mi piace molto il calcio spagnolo, che valorizza i giovani allenatori. Lì regioni come Castilla, Catalogna, Andalusia hanno le proprie squadre ma tutti gli allenatori fanno capo alla Federazione spagnola con i propri tecnici. Interscambiano informazioni, tecnica e tattica così che i giocatori hanno una continua crescita che va dal club alla Nazionale, usufruendo degli stessi insegnamenti e movimenti. C’è continuità ed è raro da trovare. I trainer poi, sono davvero bravi e mettono in risalto giocatori ben preparati tecnicamente e tatticamente, che in poco tempo capiscono cosa gli vuoi spiegare. E’ anche vero però che una generazione con i vari Iniesta, Piqué, Puyol è difficile da riavere ed è abituata a giocare da tempo sempre insieme, unendosi a giocatori di qualità indiscussa come David Silva, Mata e tanti altri. Sono convinto del mio addio al Chelsea, non ho nulla da recriminare a me stesso. E’ una sfida e sono contento di aver intrapreso questa scelta nel momento migliore. Ho tre, quattro proposte da valutare, vedremo. So per certo che voglio allenare un club che punta alla vittoria del titolo o di una competizione internazionale, così come successo con il Chelsea”.
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