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Questo è Rafa Benitez: “Il modulo? Giocheremo sempre in 11”

CARRIERA BENITEZ | È nato a Madrid ma nelle merengues allena solo le giovanili dove inizia la carriera. Prima come calciatore del vivaio dove gioca insieme a un grande del calcio spagnolo: Ricardo Gallego. Benitez è un centrocampista offensivo che segna decine di gol e lascia ben sperare. Ma non riesce a sfondare e, a 26 anni dopo alcune esperienze nelle categorie minori, lascia a causa di un infortunio che lo tiene fermo per una stagione intera. Allora inizia ad allenare nella “cantera” della Casa Blanca e a studiare: si laurea in Educazione fisica a Madrid e passa anche alcuni esami di Medicina. Poi inizia la sua carriera prima al Real Valladolid nel 1995-96, poi va a Osasuna nel 1996-97, Extremadura dal 1997 al 1999, e a Tenerife prima del grande salto.

IL PERSONAGGIO – Soprannominato “il mago”, come Helenio Herrera, con il suo aspetto impiegatizio e il sorriso sempre stampato in fronte, sembra il perfetto vicino di casa. Una volta, per commentare una gara andata storta citò il maestro Boskov: “Il calcio è il calcio”, disse in una pillola di saggezza. Dove va lì mette radici: pianse quando dovette lasciare Valencia e fece la stessa cosa a Liverpool dove sognava di seguire le orme di sir Alex Ferguson. Al Napoli ha firmato per 2 anni, ma non è detto che potrebbe allungare la sua permanenza. Vive la comunicazione in modo particolare: ha un sito personale tra i più aggiornati e curati. E da qui che ha mandato il primo saluto ai tifosi del Napoli. E da ieri c’è anche un forum per i tifosi azzurri.

IL MODULO – “Il modulo? Giocheremo sempre in 11”. Rafone scherzava così quando all’Inter gli chiesero quale fosse il suo schema preferito. Per farsi capire, per cercare di far entrare tutti nel suo mondo una volta ha spiegato: “Nel calcio non ci sono solo la preparazione delle partite, la gestione dello spogliatoio e le giocate individuali. Il calcio è prima di tutto un’avventura di psicologia collettiva”. Quando lo disse era la vigilia di un quarto di finale di Champions League con il Chelsea di Mourinho. La differenza più significativa rispetto a Mazzarri è la fede di Benitez per la difesa a 4 e in generale, quando può, per un 4-2-3-1. Sacchi lo considera come uno degli eredi più fedeli del suo gioco che ha incantato e rivoluzionato il calcio.

LO STAFF – Il gruppo di Rafa è un piccolo laboratorio. Il preparatore atletico Paco De Miguel studia mini-cicli di allenamento di due settimane. L’allenatore dei portieri Xavi Valero distribuisce schede sugli attaccanti avversari. Ma lavora anche per gli attaccanti di casa: Fernando Torres, quando era al Liverpool lo ha ringraziato perché in molte occasioni sono state utili le sue relazioni sui portieri delle altre squadre. Con loro dovrebbe arrivare anche il Bolo Zenden, che nel 2000 sognava la Lazio e che ha incantato nell’Olanda di inizio secolo e di un responsabile delle analisi dei dati, Dave McDonough. Ha inventato un software per catalogare migliaia di dati sui suoi calciatori e gli avversari. E lo ha pure brevettato.

I TRIONFI – Nato outsider, affidabile e vincente il 53enne di Madrid ha conquistato 2 campionati spagnoli e una Coppa Uefa con il Valencia nel 2002 e 2004, ha scritto uno straordinario capitolo con il Liverpool, culminato in una Champions League nel 2005 con l’epica rimonta contro il Milan da 0-3. In più in Inghilterra ha alzato al cielo anche una FACup la Community Shield e una Supercoppa europea. Ma persino nelle sue due avventure ad interim, da sopportato speciale, con Inter e Chelsea ha portato a casa 3 trofei: Supercoppa italiana e Coppa del mondo con i nerazzurri, la recente Europa League con i Blues. Insomma, un uomo dalle mani d’oro.

IL PRIVATO – La moglie Maria de Montserrat è dottoressa in giurisprudenza. Le sue due figlie hanno nomi italiani, Claudia e Agata, perché lui, ama il nostro Paese da sempre. Tanto da andare spesso in Sardegna in vacanza. Innamorato del nostro calcio, ha addirittura portato la moglie a Milanello durante il viaggio di nozze per assistere a un allenamento del Milan di Sacchi. Papà Francisco era un albergatore mentre mamma Rosario Maudes era una grande tifosa del Real Madrid. Altri interessi, oltre al pallone, gli scacchi e la pallacanestro. La moglie ha anche una fondazione creata a Liverpool per dare assistenza ai centri di accoglienza delle persone disagiate.

Fonte: Il Mattino

Articolo modificato 29 Mag 2013 - 08:33

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Scritto da
redazione