RIVOLUZIONE BENITEZ | Il calcio visto dalla “sua” Madrid, poi da Valencia, da Liverpool e sino a Londra è un concentrato di soluzioni che inducono alla cautela ma che non rinunciano mai: avanti, certo, anche se con giudizio, però liberandosi dalle catene e partendo da un presupposto inattaccabile, la difesa a quattro, sostenuta attraverso tesi che tranciano una netta separazione con il suo predecessore: “Chi gioca con tre centrali difensivi dichiara in partenza che ha paura. E dunque non ha, per me, la vera voglia di vincere. Significa dirsi moderni, quando in realtà si è rimasti al libero”. Vero o falso che sia, e senza voler ripercorrere la storia tattica del calcio dal “Vianema” ai giorni nostri, in Benitez c’è un ricercatore, un instancabile maniacale perfezionista, un illuminato lettore della realtà che lo circonda: nel Chelsea ereditato da Di Matteo, quell’inamovibile David Luiz, ha scoperto il piacere d’organizzare la manovra da regista e non più da centrale difensivo, ruolo che pareva avere nelle corde; il Gerrard statuario che contribuì a riafferrare il Milan per i capelli in quel Liverpool s’è ritrovato a fare e a dare un contributo rilevante in qualsiasi fascia della zona centrale del campo e anche altrove, finanche sugli esterni, arati con quella cavalcata possente e però leggiadra.
LO STAFF – Quanti sono? In ampiezza, in larghezza, in lunghezza: sembrava ci fosse una folla oceanica alle spalle del sefior, quasi una corte dei miracoli da inserire nel libro paga d’una società assai virtuosa. E invece, quanti sono? Lo staff e la cosiddetta trave ridimensionata in pagliuzza reale: e mentre il contratto e già stato sottoscritto in ogni sua parte, compreso il budget da destinare a chi completerà l’intera struttura, restano persino due posti vacanti, quelli del secondo e quello del team manager per completare il quartetto di “fedelissimi” che Rafa Benitez porterà con sé. Giuseppe Santoro ha detto sì a Mazzarri e all’Inter: serve dunque un collante tra la società, il tecnico e la squadra, un organizzatore operativo, non necessariamente un ex calciatore, anzi forse l’esatto contrario, ma un personaggio che conosca il calcio e la diplomazia, che parli le lingue e che possa rappresentare la spalla d’un uomo da accompagnare Benitez risolvendogli — in sintonia con il direttore sportivo – anche gli eventuali problemi logistici. E poi c’e la figura del vice, la spalla con cui dialogare, l’uomo di campo a cui delegare una parte del lavoro – pur avendo sempre la supervisione assoluta e totale della situazione – un braccio destro operativo che sia immerso nel football italiano, ne riveli magari gli aspetti più segreti e finisca per accelerare il processo d’integrazione attraverso la padronanza assoluta della materia. Il mini-esercito rappresentato qua e là come l’ostacolo per arrivare al si s’è dissolto in leggenda metropolitana e le investiture annunciate direttamente da Benitez hanno ormai occupato due caselle: la preparazione atletica sarà curata da Francisco de Miguel Moreno, che ha seguito il tecnico spagnolo al Liverpool, all’Inter e infine al Chelsea; mentre De Sanctis e i suoi colleghi si ritroveranno tra le mani di Vicente Javier Valero Berchili, ovviamente il preparatore dei portieri.
Fonte: Corriere dello Sport