Ha spento 22 candeline, lo scorso martedì, Lorenzo Insigne, uno dei più evanescenti ragazzi prodigio del calcio nostrano, germogliato all’ombra del Vesuvio nell’era moderna.
Non ha fatto in tempo a scartare i regali che dopo appena due giorni è stato chiamato a scendere in campo, con “l’altra maglia azzurra”, quella della Nazionale, per la partita d’esordio contro l’ostica Inghilterra, valida per il Campionato Europeo di calcio Under 21, in scena dal 5 al 18 giugno in Israele.
A decidere le sorti del match è stata proprio una sua pennellata di magia e classe, della quale Lorenzo si è avvalso per lasciare esplodere, nel cielo d’Israele, il fuoco d’artificio più funambolesco ed abbagliante per festeggiare “alla napoletana” l’anniversario della sua nascita e l’apoteosi del suo talento.
Allorquando i bagliori si sono dissolti in effimera cenere nell’immensità del cielo, il sole, all’alba del giorno dopo, ha illuminato ancora il volto di quel ragazzino dallo sguardo lesto e scaltro e dalla stramba capigliatura ossigenata.
Il nome di Insigne appare sulle prime pagine delle principali testate sportive, ancora la magia di Insigne impazza sul web, costringendo gli amanti del calcio a rivedere più e più volte quel suo ultimo e prodigioso capolavoro.
Ancora Insigne, Insigne ovunque.
Gli elogi per lo scugnizzo di Frattamaggiore si sprecano, di lui parlano tutti e tutti lo stimano e ancora lo esaltano e lo acclamano.
Insigne sempre più azzurro.
Nell’azzurro si delinea in maniera sempre più marcata il nome di Insigne.
22 anni, un uomo mascherato da ragazzino, già padre, già marito, già calciatore affermato, pronto a scalare un altro gradino utile a favorirne l’ascesa verso l’Olimpo degli Dei del calcio, quello nel quale risiedono i nomi capaci di far venire la pelle d’oca. A
desso matura in Lorenzo la consapevolezza che il potenziale di cui dispone legittima sogni di gloria e conferisce materialità ai sogni.
Onori ed oneri, sogni ed ambizioni, audace velocità e sfrontata tecnica, umiltà e stravaganza, questo e ben altro è insito nei 22 anni di Lorenzo.
Su di lui è già stato detto tutto, eppure, il sentore che trapela dal campo, quando quel minuto 1,63 cm si destreggia sul manto erboso, è che Lorenzo ha ancora molto da dire.
La sua consolidata e rispolverata intesa con “i vecchi amici ritrovati”, Verratti ed Immobile, sta regalando al nostro calcio una delle parentesi più fervide e prolifere in termini di bel gioco ed estrosità, ma, Lorenzo sta, soprattutto, dimostrando di essere in grado di brillare di luce propria, quando non è oppresso dall’ingombrante e pretenziosa presenza in campo di diversamente avvampate stelle, capaci di costringere la sua psiche ed il suo estro a racchiudersi in una servile prestazione, svilendo, così, forse, quel suo congenito e smaliziato feeling con il pallone.
In tal senso, Insigne non può che gioire dell’avvento di Benitez, allenatore munito di un’apertura mentale superiore e assai più propositiva rispetto a quella del suo predecessore, che gli consente di lasciar ricadere sguardi e scelte sull’intera rosa di cui dispone, ragion per cui, possiamo essere certi del fatto che “il Napoli dei titolarissimi” ha fatto le valigie insieme a Mazzarri.
Lorenzo può e saprà giocarsi le migliori e maggiormente efficaci carte per accaparrarsi una maglia da titolare, ed, inoltre, questa differente gestione, unitamente alle diverse letture tecnico-tattiche che il nuovo allenatore partenopeo saprà inscenare, potranno solo concorrere ad incrementare motivazione, tenacia e combattività del numero 24 azzurro, oltre che incentivarne la crescita. Il cielo è sempre più blu per Insigne.
Eppure, ieri sera, come purtroppo, sfortunatamente, spesso accade, Lorenzo si è ritrovato dalle stelle alle stalle.
Era nuovamente tempo di calcio giocato, l’Italia degli azzurrini sfidava l’Israele padrone di casa, ma il piccolo mago partenopeo ha dovuto abbandonare il campo anzitempo in barella, dolorante ed in lacrime, per effetto di un entrata da tergo dell’israeliano Golasa, espulso pochi minuti dopo per effetto di un’altra falciatura criminale di cui brutalmente ha saputo rendersi autore.
Quelle immagini hanno inferto rammarico, rabbia, dispiacere, l’intera Italia calcistica ha virtualmente asciugato le lacrime dal volto del “nostro” Lorenzo ed in lui, l’intera squadra ha dimostrato di rilevare un leader, una pedina inamovibile e fondamentale.
Diciamolo senza remore, senza troppi giri di parole: Insigne è l’uomo simbolo della Nazionale Under 21.
Più di Verratti, più di Immobile, più di Gabbiadini, più di tutti.
Ed è per questo che, senza dubbio alcuno, saprà rialzarsi, farà pace con quella caviglia che ora è tanto dolorante, la perdonerà per avergli tirato quel maldestro scherzo e tornerà ad avvalersene per dispensare giocate sbalorditive e soprattutto per colmare quella fame di gol, fantasia, assist, finte, corsa ed i molteplici altri fondamentali di cui divinamente sa avvalersi per fornire la sua singolare e sopraffina interpretazione del gioco del calcio.
Pertanto, forte dell’insegnamento maturato attraverso quest’ultima sciagurata esperienza, per fortuna destinata a dissolversi in un caliginoso spavento, presto Lorenzo tornerà ad essere Insigne.
Anche perché, lassù, sull’Olimpo degli Dei, hanno sentito parlare di lui e sono curiosi di conoscerlo.
Auguri, oro di Napoli.
Per il compleanno, per l’infortunio, per il duplice cammino in azzurro, per la carriera, per la vita.
Luciana Esposito
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