Dalla vacanziera Anacapri, Fabio Quagliarella ci prova lanciando un messaggio inequivocabile verso la società partenopea: “Un ritorno al Napoli? Mai dire mai”. Nessuna esitazione per l’attaccante della Juventus, desideroso di rilanciarsi dopo aver vissuto stagioni da comprimario, seppur con una media minuti giocati/gol da non sottovalutare. Un oscuramento improvviso dell’oggettivo potenziale in suo possesso proprio quando maturò il trasferimento della discordia, successivo ad un’annata esaltante e un Mondiale in cui fu reputato tra i pochi elementi positivi della spedizione italica.
Il passo verso verso la consacrazione definitiva era ormai in dirittura d’arrivo, ma le troppe incomprensioni con il club di De Laurentiis ne sancirono l’inevitabile cessione nel momento in cui era stato ultimato l’acquisto del Matador. Uno sliding doors sportivo che l’atleta nativo di Castellammare di Stabia mai avrebbe pensato potesse avere conseguenze nefaste per la sua carriera, caratterizzate da infortuni seri e marginalizzazione all’interno delle rose bianconere che si sono avvicendate in questi campionati.
Eppure Fabio sembrava al settimo cielo, convinto che un cambio di maglia non avrebbe potuto intaccare la corsa verso la conquista di un posto all’interno dell’olimpico calcistico nostrano. Tuttavia, tre anni dopo, ciò non si è ancora verificato: ecco perché Quagliarella, almeno nelle intenzioni, pare voler accettare qualsiasi proposta, anche quella di ritornare all’ovile azzurro, incurante della pioggia di critiche che eventualmente si paleserebbe.
Questo tentativo di step a ritroso non convince, poiché ha il profumo lontano un miglio dell’ultima spiaggia personale. E’ vero, con l’addio di Mazzarri e l’ingaggio di Benitez le cose, almeno sul piano caratteriale, potrebbero cambiare. Ma Napoli, e i tifosi del Napoli, certi episodi non li dimenticano facilmente, visto che ritengono meritevoli di indossare l’adorata casacca soltanto coloro in sintonia con le aspirazioni della piazza. Un fardello duro da sopportare, che non converrebbe neanche alla stessa dirigenza partenopea, sicuramente mal disposta a voltare pagina e sborsare una sorta di “cavallo di ritorno” per una vera e propria incognita, soprattutto emotiva.
Non vi è certezza che i ben noti “colpi di testa” all’interno del rettangolo verde, manifestatisi con una certa frequenza durante la parentesi al Napoli, non si verifichino più. Un’indolenza pericolosa, alla quale spogliatoio e tecnico dovrebbero poi far fronte onde evitare di compromettere il perseguimento di traguardi ambiziosi. Un rischio che consiglia caldamente di guardare altrove, in direzione del futuro anziché della rivalutazione del passato. Anche perché i dispiaceri e i malumori sono sempre dietro l’angolo; e di certo non giova progettare illudendo un professionista che determinate aspettative si concretizzeranno. Pazienza, Fabio, è stato bello finché è durato.
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Articolo modificato 9 Giu 2013 - 12:02