Napoli, l’appeal che cambia nel tempo. Quando Fava ci disse di no… chi se lo ricorda (Fava)?

NEWS_1332325383_favaE’ un Napoli internazionale quello ai nastri di partenza della stagione 2013/2014, forse anche merito della scelta per la panchina operata dal presidente De Laurentiis: un allenatore spagnolo, il primo della storia azzurra.

Molto più probabilmente un cavallo di Troia nei sogni oltreconfine: un allenatore con un palmares come quello di Rafa Benitez sarebbe stato inimmaginabile anche fino a pochi mesi fa. E invece.

L’appeal del Napoli è cambiata, la società è sinonimo di garanzie e progettualità, due requisiti che ogni atleta scruta negli orizzonti del proprio futuro prima di qualsiasi scelta. Quegli stessi fattori che osteggiavano qualsiasi bramosia di successo in passato, quando l’approssimazione e l’insicurezza regnavano sovrane.

Basta ricordare l’esempio di Dino Fava: nell’estate del 2003 Giorgio Perinetti inseguì per un’intera estate l’allora bomber della Triestina, autore di 22 reti in 38 gare, per sperare di risalire dalla B alla A. Fava, nonostante l’accordo tra le società, rispose più volte con un “no grazie“. Passò all’Udinese dove realizzò solo una buona stagione prima di finire nell’oblio del calcio. Per il Napoli un tredicesimo posto da dimenticare, prefazione di un fallimento già scritto da qualche parte. Prima di lui anche Bobo Vieri e Filippo Inzaghi, giovanissimi talenti emergenti disposti a non sacrificarsi in una piazza del Sud.

Internet non aveva ancora preso piede come adesso e  si seguiva il calciomercato comprando il giornale la mattina o guardando i programmi di approfondimento pomeridiano: la coppia più gettonata era rappresentata da Del Genio e Pezzella su TelecapriSport, punto di riferimento per migliaia di tifosi.

In tanti si permettevano, all’epoca, il lusso di dire no al Napoli, nonostante l’eco delle gesta di Maradona fosse ancora forte.

Oggi l’immagine e l’appeal del Napoli è stata ricostruita da un Presidente insaziabile e futurista.

Skrtel, Ramires, El Shaarawy, Dzeko, Torres, Gomez. Nomi altisonanti ma non più distanti dall’Hotel Napoli, luccicato molto bene dai talenti predecessori come Lavezzi, Cavani e Hamsik ed ora richiestissimo anche a costo di tagliarsi parte del proprio ingaggio e di qualche perdita sui famosi diritti d’immagine.

Un’evoluzione mai vista prima, spartiacque tra il Napoli di Mazzarri e quello che sarà, di sicuro difficilmente uguale a prima.

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