Il dono che diversifica l’essenza di donna e calciatrice di Maria Caramia, attaccante dai numeri da capogiro del Napoli Carpisa Yamamay, è l’immediatezza con la quale riesce ad arrivare al cuore delle persone.
“Il cuore” è l’elemento dominante della sua storia.
Il cuore che scende in campo, bardato dalla maglia azzurra, alla quale conferisce onore ed orgoglio e dalla quale, a sua volta attinge, grinta caparbietà e spirito d’appartenenza.
Lei, tarantina mascherata da napoletana, “terrona doc”, ben conosce il linguaggio parlato dai colori azzurri ed egregiamente ha saputo interpretarne pretese, ambizioni, esigenze, tutte le volte che è scesa in campo.
Ad onor del vero, infatti, chi pensa che il poker rifilato da Cavani al Dnipro, rappresenti il massimo tributo che un calciatore ha indirizzato alla maglia azzurra nell’arco dei 90′, non sa che “Lady Caramia”, con e per la maglia del Napoli, ha realizzato ben 5 gol in una sola partita.
“Quella per il calcio è una passione innata. – Mi racconta Caramia – Fin da piccola, quando andavo al parco con i miei genitori, ero attratta da tutto quello che aveva forma sferica. Non posso dire di averla ereditata da qualcuno, perché in famiglia non annoveriamo calciatori.”
L’amore per il calcio, quindi, è nato con lei, gremendo il primo tassello di quel cuore, nel quale, passo dopo passo, si è visto affiancare da molteplici altri inquilini.
C’è un calciatore al quale ti ispiri o nel quale ti rispecchi?
“Qui a Taranto mi chiamano “il Kakà della Puglia”, paragonandomi all’asso brasiliano degli anni più rosei, tuttavia, essendo una tifosa della Juventus, il mio più grande idolo è Alessandro Del Piero, anche se non ispiro a lui, poiché abbiamo caratteristiche tecniche diverse.”
Cosa farai quando non giocherai più a calcio?
“L’anno prossimo mi sposo, quindi, quasi sicuramente lascerò il calcio, per praticare una scelta di vita diversa, ovvero, dedicarmi a mio marito e costruire una famiglia insieme a lui. Se vorrò continuare a giocare, lo farò per divertimento, per cui cercherò qualche squadra più vicina a casa che mi permetta di coltivare la mia passione con ritmi più blandi rispetto a quelli imposti dai livelli professionistici. E’ una scelta che matura anche dalla consapevolezza di non sentirmi fisicamente al massimo delle mie potenzialità.”
Cosa pensi dell’esperienza americana che stanno vivendo Barreca, Giacinti e Kensbock?
“Per tutte e tre, in particolare per Giacinti che è la più giovane è un’importante opportunità di crescita, non solo calcistica. Credo che sia un’esperienza bella e significativa che a quest’età va fatta. In particolare per Caterina che è laureata in lingue è un’ottima occasione per affinare la sua dimestichezza con l’inglese. Tutte le volte che ne abbiamo parlato, le ho sempre incoraggiate ed invogliate a fare le valigie ed andare incontro a quest’affascinante avventura.”
Cosa rappresentano per te Napoli ed il Napoli?
“Il rapporto con la città è stato fantastico fin da subito, ma sono arrivata a Napoli già sicura che mi sarei trovata bene, giacché sono una “terrona per eccellenza” ed amo il mare. E’ una città troppo bella ed affascinante. Come ho di recente scritto su Facebook, quando mi accingevo a lasciare Napoli per ritornare nella mia Taranto: “E’ stata l’esperienza più bella negli anni più tristi della mia vita.” Napoli mi ha salvata. Diversamente, sarei rimasta ristretta nel mio dolore, probabilmente sarei andata in depressione”
Il dolore al quale allude Maria è quello legato al precoce e tragico lutto che le ha incupito quel ragguardevole ed immenso cuore, in seguito alla scomparsa della madre, avvenuta lo scorso anno.
“Sapevo che questo Campionato sarebbe andato così: ho iniziato la preparazione atletica in ritardo, poi, mi sono trascinata dietro qualche problema fisico ed una condizione mentale non proprio ottimale.”
Il rammarico che trapela dalle parole delle quali si avvale per commentare la sua stagione da poco volta al termine, sentenziano quanto Maria sia legata e devota ai colori azzurri. E qual è il senso che conferisce alla sua persona allorquando calpesta il rettangolo verde.
“Quest’esperienza è stata fondamentale per la mia vita, mi ha aiutata a reagire e a ritrovare il sorriso, tutte le persone che mi hanno circondata e che si sono strette intorno a me, si sono rivelate preziose ed hanno saputo essermi di conforto. Un pezzo del mio cuore apparterrà per sempre a Napoli. Sono e sarò eternamente legata a maglia, colori, città e persone. Mi sento napoletana perché mi rivedo nel modo di essere calorosi, socievoli ed affettuosi dei napoletani. “
Cosa vuoi dire agli appassionati di calcio che ancora non vi seguono?
“A loro dico di cercare di avvicinarsi alla nostra realtà, per scoprire il calcio vero, in cui si gioca per passione e non per interesse. Per me il calcio femminile è da sempre sinonimo di calcio pulito.”
Prima di salutare Maria, le chiedo se vuole aggiungere qualcosa e lei mi chiede di avvalermi delle parole più belle e toccanti per ringraziare a suo nome la società e le compagne.
L’umile inconsapevolezza insita nella sua richiesta, non le consente di comprendere che le parole più belle e toccanti sono quelle che attinge dal suo cuore, quel prezioso e precipuo dono che la rende la calciatrice e la donna di cui ha piena ragione di andare fiera.
“Spero nel migliore futuro per Napoli società e città, lo meritano.”
Il suo cuore ha la forma di una solida e calorosa casa, nella quale dimorano ed eternamente risiederanno i suoi affetti: la famiglia, gli amici, le compagne, tutte quelle persone che hanno saputo rivelarsi meritevoli di guadagnarsi una fetta di posto nell’angolo più intimo, profondo ed accogliente di quel cuore immane, ricco, poderoso.
E soprattutto forte.
Luciana Esposito
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Articolo modificato 14 Giu 2013 - 19:07