Che nessuno si faccia passare per la testa di dire o fare intendere che qualcuno rifiuti la piazza napoletana, perché ciò vorrà dire che il presidente non è stato abbastanza convincente sotto l’aspetto economico, oppure qualche motivo puramente veniale abbia condizionato la scelta del campione di turno. Eccola la pecca, lo smacco, il gap nei confronti di un calcio che ha cambiato volto anche nei suoi aspetti quotidiani, privati e legati alla vita di un uomo chiamato a giocare in una squadra come quella azzurra. Ritorniamo su di un punto spesso dolente, che a qualcuno non piacerà, che a molti fa storcere il naso e che viene dimenticato o, peggio ancora, snobbato poiché sottovalutato, stiamo parlando della vivibilità della città, negli ultimi anni divenuta uno degli aspetti fondamentali per la scelta di un calciatore in procinto di vestire la maglia partenopea. Ancora oggi bisogna fare i conti con le difficoltà di vivere in un contesto come quello napoletano, fatto di eccessi, di amore e passione troppe volte soffocanti, attraverso scene di delirio urbano, dove la vittima di turno è quasi sempre un calciatore del Napoli, intrappolato tra la voglia dei tifosi di stringere il loro beniamino in un abbraccio che significa ressa, e la volontà di vederlo da vicino, di scattare una foto, di scambiare qualche battuta o, semplicemente, di stringergli la mano. Sembrerebbe che stessimo parlando di una comune manifestazione d’affetto di un gruppo di supporters, invece è notoriamente capitato di avere a che fare con zone andate in tilt, traffico bloccato, richiesta di intervento delle forze dell’ordine, e consequenziale scorta per il malcapitato giocatore, costretto a rinunciare a qualche ora di shopping, o magari a gustare una pizza, cenare fuori, oppure semplicemente passeggiare con i propri familiari.
Ed allora ritorna in auge quella necessità che ci spinge a fare nuovamente un appello già fatto in precedenza, e cioè la richiesta di un tentativo di maturazione sotto questo aspetto, con un decisivo step verso una nuova forma di passione e amore per i colori azzurri, divenendo consapevolmente testimoni di una nuova frontiera per i tifosi napoletani, innamorati della squadra e dei propri calciatori ma rispettosi della loro persona e della propria vita privata, rinunciando a qualche eccesso di troppo e dimostrando che approdare a Napoli vorrà dire non soltanto arrivare in una società ambiziosa e florida sotto l’aspetto finanziario, ma anche vivere in una delle città più belle del mondo, con una tifoseria passionale e matura, che ha imparato a contenere quegli eccessi che negli anni precedenti sono stati un limite quando i calciatori si trovavano a decidere di provare l’esperienza napoletana, ricca di contraddizioni ed, oggi, maturata e aperta ad accogliere i campioni. Non stiamo parlando di rinunciare ad amare, chiediamo soltanto ai più passionali, di fare un passo indietro e concedere la possibilità a qualche calciatore “scettico” di ricredersi e decidere di affrontare l’esperienza napoletana, per dimostrare che può essere davvero la scelta giusta per la sua carriera.
Si tratta di una piccola richiesta e, a pensarci, se sono così tante le richieste che si fanno al presidente, di fare una grande squadra, di mettere mani al portafogli, di spingere la società a vincere e non soltanto a partecipare egregiamente ai tornei, ebbene, che parta dalla tifoseria un messaggio di maturazione, che il rispetto per la privacy dei calciatori sia uno dei “patti” per la prossima stagione, si potrà così dire che davvero non ci sono più alibi per rinunciare a vincere con la maglia azzurra, ed allora, un giorno non lontano, potremo dire al “Cavani di turno” di restarsene qui, perché si rasenta la perfezione, l’eden per un calciatore in carriera, il posto giusto per vincere.
Articolo modificato 22 Giu 2013 - 02:04