L’idea parte da lontano, sin dai tempi della serie B. Ed è proseguita dal primo campionato di serie A in poi. Per Aurelio De Laurentiis è inconcepibile che un club di calcio disponga di una trentina di tesserati ed alcuni di questi la domenica vadano in tribuna, oppure se ne stiano a guardare mentre i compagni scendono in campo. E‘ riuscito a far passare la norma della panchina allargata. Fu De Laurentiis infatti a sollevare il problema. “Perchè un allenatore non può impiegare anche quei calciatori che vanno in tribuna se ne avesse bisogno? In fondo, appartengono tutti allo stesso organico. E perché lo fanno per le Nazionali e non per le squadre di club?». Aveva ragione lui, l’innovazione non è tardata ad arrivare. Ma non gli basta. Il patron è una miniera di idee. Ora De Laurentiis vorrebbe mirare a qualcosa di più radicale e più efficace ai fini dell’autofìnanziamento dei club.
Ritiene maturi i tempi per introdurre un‘altra novità nella gestione del calcio nazionale: spingere Federcalcio e Lega a studiare un modello tipo quello spagnolo dove c’è una prima squadra che disputa il massimo campionato ed una seconda regolarmente iscritta a quello di serie B. Barcellona e Real Madrid, ad esempio, ma anche altre lasciano formare i propri talenti nelle cosiddette formazioni-bis. De Laurentiis si è informato con chi ha portato avanti questa innovazione che si è rivelata vincente. Tre anni fa parlò una serata intera con Rosell, presidente del Barcellona. Poi ha chiesto anche ai Pozzo come è andata la loro esperienza in Spagna (dove hanno parcheggiato diversi elementi, tra questi anche Floro Flores). Ebbene De Laurentiis ha già invitato i rappresentanti del Palazzo a fare qualcosa. “Perché non possiamo anche in Italia introdurre la norma che un club può gestire due squadre? Mi hanno risposto che per ora non si può altrimenti si contravviene al regolamento. Neanche in Lega Pro si può fare questo. Anni fa mi intrigava il Sorrento. Eppure qualcuno è riuscito ad aggirare l’ostacolo non comparendo in maniera diretta nella gestione del club dipendente“, ha commentato spesso il patron del Napoli. Chiaro il riferimento a Lotito che s’interessa della Salernitana.
Ora, però, dopo che la famiglia Pozzo ha diramato i propri interessi anche in Inghilterra affidando a Gianfranco Zola le sorti del Watford. De Laurentiis sta pensando di creare qualcosa del Napoli anche all’estero. Per il brand partenopeo sarebbe un salto di qualità non indifferente. Poter disporre di un altro Napoli che giochi nella Premier League o negli Usa o in Sudamerica (Brasile o Uruguay) vorrebbe dire tanto in termini di merchandising e di commercializzazione della linea con la “N” stilizzata. Ma anche in termini tecnici sarebbe uno scatto in avanti non indifferente. Per esempio, poter far crescere in un proprio club giovani talenti del posto significa assicurarsi quei due-tre elementi all’anno da trasferire in Europa ed alimentare plusvalenze continue. “Il mio sogno sarebbe creare una squadra in Inghilterra, per esempio anche una terza formazione a Manchester, una a Miami, un’altra in Brasile, ed una San Diego. E se non fosse possibile qui, nel vicino Messico – ha detto De Laurentiis – morirei contento se riuscissi a realizzare un progetto simile“. Per fare ciò, ad ogni modo, occorre avere una società-pilota superorganizzata, con dirigenti abili e rodati in ogni comparto, con tecnici di estrema fiducia. Ed il Napoli, al momento non sembra pronto per tentare un’avventura all’estero così complessa.
Ha delle priorità in casa da risolvere prima di mettere il naso al di là fuori dei confini nazionali: come l’impiantistica da destinare al vivaio, oppure uno staff di tecnici su cui poter contare ad occhi chiusi, una serie di osservatori in ogni Paese. Intanto, sarebbe stato già individuato un professionista che dovrebbe coordinare i primi passi negli Stati Uniti o in Sudamerica o anche in Europa, in qualche paese dove è possibile acquistare un titolo sportivo e gestire in proprio una società. Il personaggio è Edy Reja di cui De Laurentiis si fida ciecamente. A sua volta il tecnico friulano dovrebbe chiamare a collaborare sempre per l’estero, tecnici e dirigenti. Ci vorrà del tempo per realizzare tutto ciò. Ma nel suo progetto, stavolta, De Laurentiis ha trovato un valido sostenitore in Rafa Benitez. E‘ lui che spinge per creare un mega club con regia a Napoli ma dai tentacoli sparsi in Inghilterra, Stati Uniti, Sud America (Brasile). Oggi i talenti vanno cresciuti con istruttori propri altrimenti si rischia di entrare in aste folli e pagare poi un elemento come Vargas circa dodici milioni di euro.
FONTE: Corriere dello Sport