Ezequiel Lavezzi – In campo è sempre stato un trascinatore: nei momenti difficili inventava una accelerazione, una serpentina, un dribbling, insomma qualcosa per riportare la sua squadra a galla. Se a questo aggiungiamo la nazionalità argentina e un fisico non proprio da granatiere, si capisce bene perché Ezequiel Lavezzi nei 5 anni trascorsi a Napoli è stato molto di più di un semplice giocatore. Anche adesso che il Pocho è emigrato in Francia continua a fare da trascinatore, ma questa volta è la magistratura napoletana a «sfruttare» un suo assist sotto forma di contratto. Due le carte passate al setaccio dalla Procura: il documento che ha permesso al Napoli di acquistarlo per sei milioni di euro dal San Lorenzo e quello recente (estate 2012) che ne ha portati circa 27 nelle casse delle società di De Laurentiis grazie alla cessione al Psg. Operazioni entrambe gestite dal suo procuratore Mazzoni con l’ausilio di Alessandro Moggi .
Occorre fare un passo indietro: nel corso del 2012 il procuratore aggiunto Giovanni Melillo riceve da altre Procure (Piacenza in primis) materiale e segnalazioni su presunte irregolarità relative a contratti dei calciatori. E inizia a indagare specie sulle compravendite estero-Italia e sui strani movimenti nei bilanci, con soldi ballerini e possibili evasioni fiscali. Trova materiale giudicato interessante e lo scorso ottobre ordina alla Finanza di acquisire una serie di contratti, quello di Lavezzi in primis. I militari bussano alla porta del Napoli, della Federcalcio e anche della Filmauro, la società cinematografica di De Laurentiis. Il fatto non passa inosservato. Più o meno tutti si affrettano a prendere le distanze dall’inchiesta, mettendo i puntini sulle «i» e assicurando la regolarità del proprio operato. Ma l’effetto «trascinatore» è la regola per Lavezzi: otto mesi dopo il blitz della Finanza si ripete, ma questa volta i contratti acquisiti per conto della Procura sono di 55 giocatori e le società interessate ben 41 (in A solo Bologna e Cagliari non sono interessate).
Il Pocho non sembra disturbato da queste voci come da altre ancora più particolari. Nei mesi scorsi un pentito della camorra, Emanuele Ferrara, aveva svelato ai pm le frequentazioni dell’argentino in ambienti poco raccomandabili. In particolare quelle con il boss Antonio Lo Russo (da tre anni latitante e in passato fotografato a bordo campo al San Paolo) presidente-giocatore del Miano. Ad assistere alle sue partite, secondo il collaboratore di giustizia, spesso c’era proprio Lavezzi. Insomma, «contratti» e «contatti» pericolosi. Spetterà ai magistrati chiarire se l’argentino riesce a «trascinare» anche fuori dal campo.
FONTE: Gazzetta dello Sport