PRIME PARATE – Un fatto in casa. Completamente. Nel Santos da un decennio, da quando aveva solo 13 anni, una vita da portiere fra giovanili e prima squadra. Fra continui slanci per arrivare alla titolarità del ruolo e colpi di reni anche in nazionale. Rafael, nato a Sorocaba, 100 km da San Paolo, da piccolo guardava rapito ed estasiato attraverso la rete, ma quella di recinzione, l’allenamento dei “imeninos di Vila Belmiro” sognando di diventare uno di loro. Uno di quei piccoli talentuosi paulisti che, costruiti e perfezionati in loco, hanno fatto le fortune del Santos. Hanno dato un apporto sostanziale alla causa, soprattutto negli ultimi anni, risultando tra i più determinanti alla grande abboffata di titoli conquistati dal leggendario Santos Futebole Clube, il Peixe. Quel bianconero che vestì anche l’immenso Pelè e che poi ha varato generazioni su generazioni di campioni, tipetti dall’appeal internazionale, come Neymar e Ganso. Con loro s’è ritrovato a vincere e gioire a ripetizione, per aver inanellato ben tre campionati paulisti consecutivi dal 2010 al 2013, più una Coppa del Brasile nel 2010 e una Coppa Libertadores nel 2011. L’apoteosi raggiunta per gradi, ma finalmente arrivata dopo anni di sacrifici e impegno.
INTOPPO – Rafael è pronto per l’esordio in prima squadra ma il destino, a volte molto beffardo, lo “ingessa” sul più bello. Frattura di tibia e fibula in seguito ad uno scontro in allenamento col “mastino” Domingos, ci vorranno mesi per il recupero. Esordio però solo rimandato, poiché il 21 marzo del 2010, in tournée negli States, fa tutto il secondo tempo contro i New York Red Bull, rilevando Fabio Costa. E poi anche in campionato, il 2 giugno, contro il Cruzeiro, per poi gradatamente prendersi la porta, partendo da Dorival Junior, per arrivare a Muricy Ramalho, ultimo tecnico santista letteralmente conquistato dalle sue parate. Nel mezzo un periodo in panchina, probabilmente anche a causa di un litigio con la stella Neymar.
PRODEZZE – Per le sue prodezze, per quei voli plastici che fanno la gioia dei fotografi, ma pure per concretezza ed agilità fuori dal comune che l’hanno fatto accostare dai più al connazionale Julio Cesar, anche se le uscite però sono un po’ il suo tallone d’Achille, si ritrova in nazionale. Il 30 maggio del 2012, contro gli Stati Uniti: Mano Menezes gli dà piena fiducia e la sua esibizione è impeccabile. Poi lo include nel gruppo per le Olimpiadi di Londra ma Rafael s’infortuna al gomito ed è costretto a passare la mano. Intanto fioccavano le richieste, anche dalla Spagna, ma il momento di migrare non era ancora giunto. Rifiutò il Siviglia nel 2010, ma adesso ha messo a fuoco per bene l’Italia. Dapprima le avances di Parma e il Milan, poi Roma, Inter e Napoli. La pista più calda. Sarà il secondo di De Sanctis per cominciare, sarà pure il Rafè due?
Fonte: Il Corriere dello Sport
Articolo modificato 27 Giu 2013 - 11:13