Non bisogna fermarsi a dare i numeri: perché c’è un’anima che cambia, anche strategicamente; perché è il Napoli che muta complessivamente pelle; perché c’è un processo di “internazionalizzazione” che va sviluppandosi ed una visione più ampia che viene alimentata. No limits: pensando al campionato e però anche alla Champions e (a seguire) alla coppa Italia: provando a concedersi quel che si può e senza soffermarsi sulle difficoltà (che pure esistono) e sul sovraccarico d’impegni (che rimane, innegabilmente): ma stavolta, e cominciando dal mercato, sarà un altro Napoli e si comincerà a colmare il gap tra coloro i quali finiranno per ritrovarsi con l’etichetta addosso di titolarissimi e chi invece rimarrà alle spalle, in panchina, e cercherà di ribaltare l’ordine costituito.
Sarà 4-2-3-1, il cosiddetto codice-Benitez, la conversione ad un modello di riferimento calcistico diverso che però viene attivato attraverso il nucleo storico dell’ultimo quadriennio: “Sarà importante il ritiro e il modo in cui i calciatori risponderanno alle mie sollecitazioni: verificheremo se capiranno ciò che chiedo”.
Marekiaro sarà il perno dei questo modulo: un po‘ Gerrard e un po‘ Lampard e ora, soprattutto, Marek Hamsik, il genio per sempre: l’idea di Benitez è stata tratteggiata sui fogli consegnati a Bigon, poi verrà riproposta sul campo attraverso gli schemini, le frecce, i movimenti, le delucidazioni. L’Hamsik del futuro si sfila dal centrocampo e avanza di qualche metro, si va a sistemare sulla verticale (e alle spalle) di Cavani per concedergli la possibilità di capitalizzare la rapidità nelle incursioni nella profondità e poi, in fase di non possesso, scala, va a governare una fetta di campo per inaridire il mediano-regista altrui, s’abbassa sino ad arricchire la linea per formare densità.
Il tempo è un galantuomo e aiuterà a memorizzare la filosofia imperante dell’anno che verrà: ma a quattro Maggio ci ha giocato non solo in Nazionale (in gioventù, nelle emergenze del recentissimo passato) e Zuniga non può aver dimenticato ciò che sapeva fare (e
bene) a Siena, nell’anno in cui si propose come fluidificante di destra. Si risistema la linea, si rivedono le diagonali, si studiano i tempi di partenza e le coperture, però attraverso nozioni che ognuno nel Napoli ha già avuto modo di memorizzare nella propria costruzione calcistica e che risulteranno ritoccate secondo usi e costumi di Benitez.
FONTE: Corriere dello Sport
Articolo modificato 29 Giu 2013 - 12:13