Oltre ad essere un fantastico cantautore, sei anche un grande tifoso del Napoli: com’è evoluto il tuo legame con la squadra azzurra negli ultimi anni con la rinascita dall’inferno della serie C alle soddisfazioni della A?
“Il mio rapporto col Napoli è sempre quello delle origini. Una fede incrollabile, com’era nei tempi bui delle salvezze risicate, della serie B, dei patema d’animo per iscriversi al campionato. Vivo la mia vita all’unisono con quella azzurra. Ovvio, adesso si vince ed è tutto più appagante ma è sempre bello tifare azzurri, in ogni gara, in ogni competizione, in ogni serie”.
Come valuti il secondo posto dello scorso anno, una mezza vittoria o una mezza sconfitta?
“Per me è una mezza vittoria, basta solo ricordare che in quasi 90 anni di storia, il Napoli aveva raggiunto il secondo posto solo altre 4 volte. Solo questo dovrebbe far apprezzare ancor più un campionato del genere. Obiettivamente, aldilà della rivalità e di qualche aiutino di troppo, la Juventus ha meritato lo scudetto. Il tuo pensiero sull’addio di Mazzarri e sull’arrivo di Benitez con un occhio alle prospettive future con lo spagnolo sulla panchina”.
Un tuo commento sull’arrivo sulla panchina partenopea di Rafa Benitez e sull’addio di Mazzarri.
“Mazzarri è un buon allenatore, un ottimo motivatore, ma non lo vedo un “top-mister”. A Napoli gli rimprovero la mancanza del piglio decisivo in quelle gare fondamentali, e soprattutto un egocentrismo che è diventato fastidioso nel suo ultimo periodo azzurro. Umanamente ho perso la stima per lui, due mesi fa, quando amici milanesi mi dissero con certezza che era dell’Inter, con tanto di prove, mentre lui in conferenza a Castel Volturno continuava a dire dell’anno sabbatico o di un’eventuale rinnovo azzurro. Su Benitez ho solo da dire cose belle, fermo restando che il palmares parla per lui, si è presentato in una maniera straordinaria agli occhi dei napoletani. E sono sicuro che con la sua esperienza e la sua maestria tattica, riuscirà a guidare un grande Napoli”.
Impossibile non parlare di Cavani, soggetto spesso anche della tua produzione musicale con due note canzoni a lui dedicate. Pensi che la sua situazione sia similare a quella di Lavezzi lo scorso anno e che il Matador voglia davvero andare via?
“Purtroppo la Confederations Cup ha amplificato le già solite e note maltraduzioni che vengono fuori dei calciatori all’estero, e i fraintendimenti. Cavani ha commesso un solo errore, non far tacere i propri famigliari che a destra e manca hanno dichiarato di tutto e di più, mettendo tanta carne al fuoco, e facendo alzare tanto fumo. Che Cavani sia un professionista esemplare lo sappiamo tutti, così come la sua voglia di migliorarsi. A differenza di Lavezzi, che aldilà dell’inferiore qualità calcistica ha sempre mostrato un’insofferenza alla città,anche nelle interviste durante i suoi anni azzurri, da parte di Cavani non ho visto nessuna mancanza di rispetto nei confronti di Napoli e dei napoletani e credo che alla fine possa realmente restare. Cavani è un top-player assoluto, e poi grazie a lui e alla canzone che gli dedicai il giorno dopo il suo arrivo in azzurro, ho vinto un disco d’oro in Uruguay. Non può andar via così. Anzi, parlando di canzoni, speriamo che abbia ascoltato la mia parodia-invito a non andar via”.
Infine, una chiusa sul presidente De Laurentiis, personaggio amato ma anche spesso criticato in quel di Napoli. Da che parte ti schieri?
“Parlano i numeri per Aurelio De Laurentiis, ha preso un titolo di serie C spendendo 25 milioni di euro, ha costruito tutto, ed oggi dopo 9 anni, siamo realtà consolidata in Serie A, stabilmente in Europa, abbiamo vinto una Coppa Italia e stiamo per giocare la nostra seconda Champions, tutto ciò sempre migliorandoci anno dopo anno, e con un bilancio florido. Come si fa a criticare un presidente così? Quelle minoranze che lo fanno, evidentemente, hanno la memoria corta. I Naldi, i Corbelli, gli anni burrascosi di Ferlaino, li hanno dimenticati? Oppure hanno qualche tornaconto nel protestare, un difetto che purtroppo noi napoletani abbiamo spesso, anche in altri campi. Spero davvero che possa cambiare questo modo di pensare, che penalizza una città come la nostra che è potenzialmente fortissima nel mondo, che nel complesso non ha nulla da invidiare a nessuno, ma viene spesso fermata da noi stessi cittadini, fra vittimismo e lotte fratricide inutili”.
Alessia Bartiromo
RIPRODUZIONE RISERVATA
Articolo modificato 1 Lug 2013 - 13:32