La porta è là, solitamente sbarrata. Eppure stavolta ha l’uscio socchiuso, con un filo e più di luce dal quale s’intravede quel che potrebbe essere il futuro. Da lì si può uscire, si può andare via. Morgan De Sanctis appoggiato al palo. Come chi aspetta che la palla arrivi per entrare in azione. Ma pure, di questi tempi, come chi sa che qualcosa può davvero accadere. E allora è lì in attesa. Per capire, valutare, decidere se chiuderla la sua porta oppure spalancarla a un’altra esperienza: di vita e calcistica. Aprirla alla Roma, insomma. Che lo lusinga. E tanto. Due anni di contratto col Napoli appena firmati. La Champions bloccata tra le mani. Una maglia da titolare. Il ruolo da leader già previsto e la richiesta di svezzare Rafael, farlo diventare grande, essere per lui quel che fu al Chievo Marchegiani per Julio Cesar: un esempio. Ci sarebbe tutto per stare ancora insieme, il Napoli e De Sanctis. Ma il dubbio esiste, e anche la tentazione di cambiare, la possibilità di ricominciare daccapo a trentasei anni e qualche mese.
PROGETTO – C’è una proposta, un’offerta, un progetto nuovo che va al di là dei soldi e degli anni di contratto. Più o meno gli stessi del Napoli. Riflette, De Sanctis. E da un po’ di tempo ormai. Pensieri sparsi qua e là nelle lunghe giornate di un’estate trascorsa ad allenarsi tra Formia e Gaeta. Una vacanza lavoro. Con la famiglia che ha diviso il tempo col prof. Rosario D’Onofrio, il preparatore atletico: rigoroso, professionale, implacabile anche con trenta e più gradi di temperatura.Il centro di preparazione olimpica di Formia, la Castel volturno sotto al sole. Corsa, palestra, esercizi aerobici e un ingannevole tuffo in piscina ogni tanto per rinfrescarsi continuando però a lavorare. Settimane intere senza fermarsi mai. Cercando nuove motivazioni, scavando nello spirito, consapevole che quando l’età avanza bisogna dare e fare ancora di più. Per essere pronto. Per tenersi il posto. Per andarselo eventualmente a conquistare altrove. L’estate più lunga. Sudando in costume. Abbronzandosi respingendo la ruggine da ferie. Riposandosi con la testa ma tenendo il corpo tirato a lucido.
STIMOLI – Morgan De Sanctis come non s’era mai visto. In campo dodici mesi l’anno. Con giugno e luglio tempi supplementari di una partita personale. Sfidando il fisico, la calura e quelli che si allenavano con lui. L’interista Gaby Mudingayi un motore sempre acceso col suo personal trainer. E poi la nazionale italiana di scherma. Con Valentina Vezzali che alle 7 e poco più del mattino era già lì a dare la sveglia a tutti. Medaglia d’oro al sacrificio. La mattina a Formia, il pomeriggio in spiaggia: questa l’estate di Morgan De Sanctis. Centoquarantasette partite col Napoli, una Coppa Italia e l’Europa nei guanti. Arrivò a Lindabrunn, in Austria: luglio 2009. Vestiva una t-shirt col numero 1: fu subito chiaro a tutti il suo ruolo. Quattro stagioni esaltanti, parando anche la “crisetta” dei primi mesi. Titolare con Donadoni, titolarissimo con Mazzarri. Che un po’, anche adesso che è all’Inter, ha pensato a lui: Handanovic è un tesoro di portiere. Prezioso se ce l’hai, ancor più se lo vendi. E il Barcellona s’è mosso. De Sanctis per tutti: idea dell’Inter, obiettivo della Roma. Che s’è già “tuffata” con lui, non ancora decisamente col Napoli. L’offerta è ancora troppo bassa. Serve uno sforzo maggiore per portarlo via. La porta di De Sanctis ha l’uscio socchiuso. Ma basta una spinta per chiuderla di nuovo. Una manata. Anche senza guanti. I tiri del mercato si possono deviare.
Fonte: Il Corriere dello Sport