Più Hamsik e Pandev e meno Cavani e Lavezzi insomma, giocatori abituati a ragionare prima con il cuore e poi con il cervello, che vogliono far parte di un progetto paziente ma molto ambizioso, sano e come pochi, in una piazza unica nel suo genere che regala sempre tantissimo a livello di emozioni e soddisfazioni a chi indossa quella blasonata maglia. A De Laurentiis il comportamento di Cavani proprio non è andato giù e non vuole commettere lo stesso errore anche in futuro: gli aveva promesso gloria, un ingaggio comunque stellare, insieme alla stima e l’affetto che solo in una famiglia come quella della quale è a capo può donare eppure non è bastato a trattenerlo. “E’ legato solo ai soldi” ha detto ai tifosi ieri a Dimaro, giustificando così la sua decisione di cambiare aria. Fa rabbia, soprattutto quando i nuovi acquisti dopo solo due giorni di ritiro hanno già capito l’unicità di Napoli e della squadra nella quale si apprestano a giocare, cogliendo a volo l’immensa possibilità di essere allenati da un tecnico vincente come Benitez e di poter disputare una Champions League in prima fila.
Qualità, quantità ma anche purezza d’animo, umiltà, concretezza e motivazioni: a tutto il resto, compreso a colmare il gap tecnico con le avversarie ci penserà l’allenatore spagnolo, a capo di un progetto che vede la perfetta sinergia tra tutte le parti, che ahimè da qualche mese si era persa nell’ambiente sotto l’ombra del Vesuvio. I campioni arriveranno, questo è certo, ma non solo per vincere: per giocare a Napoli serve ben altro, in particolar modo la voglia di vivere solo di Napoli, di assumersi le proprie responsabilità, con gli oneri e gli onori che ne derivano. Forse monsieur Edinson Cavani l’ha già dimenticato.
Alessia Bartiromo
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Articolo modificato 15 Lug 2013 - 15:49