L’editoriale di Elio Goka: “Tutte le mogli del presidente. Quando il sentimento diventa clausola contrattuale”

editoriale_elio_goka-300x150Tutte le mogli del presidente. Nulla di equivoco, e nemmeno siamo tra gli arabi. Una volta erano le mogli a seguire i mariti nei loro viaggi di lavoro, se volevano seguirli. Oppure, se andava peggio, o meglio, fate voi, se ne restavano a casa ad aspettare tempi migliori.

Scene quasi da emigranti d’altri tempi, ma non molto diverse dal principio che vorrebbe la pazienza nella vita di coppia, specie rispetto alle necessità professionali. Una battuta, è chiaro, non è che una battuta, perché si sa che nella vita di coppia la voce della moglie non è secondaria. Nella cultura che per tanto tempo s’è atteggiata maschilista, la moglie matrona ha quasi sempre avuto un ruolo determinante. De Laurentiis l’ha dichiarato apertamente, che nelle trattative c’è da accontentare calciatori, procuratori e relative mogli e fidanzate.

L’aspetto sentimentale, la vita privata del giocatore, sono diventati una clausola contrattuale nella trattativa, specie, e soprattutto, rispetto all’eventuale città di nuova destinazione. E in questo, Napoli troppe volte è sembrata svantaggiata. Adesso, che le ultime dichiarazioni del presidente della società azzurra suonino con una eco velata della sua solita furbesca e guascona scusante a ogni inghippo che non porti quello o quell’altro calciatore, potrebbe far parte dell’analisi generale. Ma il fatto che Napoli sia di frequente sulla bocca di mogli e fidanzate poco felici di giungere nel capoluogo campano, da una parte fa storcere il naso, ma dall’altra fa pure riflettere.

Scarseggiano il “favor mediatico” e l’accoglienza, e la cattiva pubblicità, a volte in malafede, altre volte con un fondo di verità, non fa bene alla circolazione del modello partenopeo, che per un milione di ragioni trova molte più difficoltà rispetto ad altri lidi, più congeniali, magari, perché qualcuno dice che ci sono meno rapine, che ci si può fare la spesa senza ressa al seguito e tutto un et cetera che non sarebbe molto intelligente sbrigare alla bell’e meglio.

Che molto dipenda pure da una meccanica di luoghi comuni, non deve distogliere dall’ipotesi che Napoli desti ancora, forse più di prima, un minuto in più di riflessione, per chi vede prospettarsi l’ipotesi di viverci per qualche anno. A quei qualcuno pare anche che dia fastidio la parte calda e appassionata della medaglia, fuori dagli schemi pure in quello. E, forse, chissà, anche quella è un’altra maschera del sistema di scuse e di scusanti infilate nel prontuario dentro la valigia del calciatore.

Certo è che farebbe sorridere un’istanza di cambiamento rivolta alla città per renderla più gradita alle mogli dei calciatori. Qualcuno potrebbe pure dire che un giocatore va in una città per giocare a calcio. Risulta difficile pensare a un dipendente “normale” che va per il sottile per motivi geografici. Ma il calciatore fa valere il privilegio, e non soltanto con la sua voce. Buttiamola sul ridere, che fa pure buon sangue. Come ha scritto Ambrose Bierce nel suo “vituperato” Dizionario del diavolo, “Moglie. Una donna con uno splendido avvenire dietro le spalle”.

Sebastiano Di Paolo, alias Elio Goka  

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