Nascondersi o fuggire dalle difficoltà è sinonimo di villania. Lasciare la stampa senza guinzaglio a ronzare, con la lingua penzoloni, attorno al tuo pollaio è da ingenui. O semplicemente è un comportamento obsoleto. Ma, a quanto pare, “ca’ nisciun e’ fess“.
Nell’epoca più viral mai andata in scena, non basta più un rotolone di carta da cucina per tamponare la diffusione planetaria di news. La comunicazione ha staccato gli ormeggi, bisogna essere pronti ad inseguirla, talvolta anche a nuoto.
Gestire le torride sessioni estive non è facile per le società di calcio. Inutili le mezze affermazioni, i puntini sospensivi, i summit in campo neutro a tarda notte, le chiacchiere dei procuratori sul futuro dei propri assistiti. Il fuoco sacro del calciomercato arde tra le righe, si alimenta di “non detto”. I sotterfugi sono il sentiero preferito dei media, dove ci si può incuneare e brancolare nel buio. Tanto in fondo, in assenza di certezze, l’ipotesi meno accreditata potrebbe rivelarsi uno scoop. Ed è questo che vogliono i presidenti? Finire sulla bocca di tutti per qualcosa mai nemmeno pensato solo perchè si è preferito il mistero alla chiarezza?
Aurelio De Laurentiis sta urlando il suo dissenso. O cinguettando, fate voi. Le #AskDeLa su Twitter stanno spopolando (martedì scorso si è giunti ad oltre 36mila domande rivolte al patron), ma anche i suoi interventi in pubblico, complice l’inizio dell’avventura di Dimaro, si sono moltiplicati. Il denominatore comune delle dichiarazioni rilasciate negli ultimi giorni è la schiettezza, a tratti perfino sorprendente. In un momento delicatissimo della sua gestione, un insidioso limbo di transizione dopo gli addii di Mazzarri e Cavani, il presidente sa che non può perdere la bussola e deve tenere saldo il timone tra le sue mani. Proprio colui che qualche mese fa era additato di assenteismo quando è sprofondato nel silenzio durante il periodo di crisi della squadra di inizio 2013. Ora i tifosi azzurri, shakerati dalle cessioni roboanti e dall’incertezza sul mosaico futuro ricamata dai media, si sentono frastornati e setacciano il web alla ricerca di un’oasi di ristoro. Aurelio non vuole che si inneschi questo meccanismo alienante e cerca di “costringerli” a pendere dalle sue labbra.
124 milioni di euro da investire. Non è scritto sui giornali, l’ha detto proprio lui. La mia memoria (non certo irreprensibile) fatica a ricordare un presidente che spiattella ai quattro venti le cifre spendibili sul mercato. Puntualizzando, sapientemente, che non si lascerà accalappiare facilmente dagli strozzini. Due conti avremmo potuti farli anche noi, ma l’ammissione bella e buona è un’assunzione di responsabilità senza precedenti, un punto di non ritorno. Tempi e modi, certo, non sono stati definiti, e questo resta un punto interrogativo. Resta, di fatto, la volontà di ergersi a protagonista.
Un fiume in piena che travolge anche le reticenze passate nel confessare la lotta per lo scudetto. “Dire che saremmo arrivati tra le prime cinque era un modo infantile che ho assecondato per troppo tempo“, ha sbottato il patron. Ora siamo tutti più maturi. Maturi nel saper dire addio a chi in tre stagioni ha portato in dote 104 gol, riuscire a rimpiazzarlo degnamente e puntare dritto al traguardo. Senza lasciare alle spalle nulla di incompiuto, Champions inclusa.
Addirittura l’apertura al ritorno di Lavezzi è parsa un trucco da naviganti navigati. Come un padre che perdona il figlio tredicenne dopo la “fuitina” d’amore. Peraltro, e non è una coincidenza, con la stessa ragazzina milionaria per cui ha perso la testa un altro dei suoi pargoli. Il messaggio è chiaro: “Andate e divertitevi, bruciatevi con le vostre mani. Quando avrete raccolto tutti i cocci, tornerete con la coda tra le gambe“.
In buona sostanza, il cambio di rotta che l’avvento di Benitez ha fatto presagire non sembra una bolla di sapone. De Laurentiis vuole un Napoli vincente e non ha paura a scoprire apertamente le sue carte. La stessa perfetta sintonia che si sta materializzando con il nuovo mister è una boccata d’aria nuova, pulita. Stuzzicante, vero. Le buone intenzioni le accogliamo con ottimismo. Ma il buon vento si accontenta di flebili parole, noi no. Ora i fatti. “Ciak! Azione”.
Ivan De Vita
Riproduzione riservata