Il bello è che altrove, vedere Bayern Monaco, le società non disdegnano di monopolizzare il profitto della figurina facendo comunque proprie le clausole contrattuali sui volti e gli stravolti delle rose. Sono petali in vendita, questi calciatori che guadagnano cifre inaudite, si assicurano contratti milionari che il giorno dopo non valgono più, esercitano il capriccio e vendono un’immagine che, stringi stringi, viene subito svenduta dalle loro continue manifestazioni di incoerenza, di amori spergiurati e mai mantenuti, di infiniti promessi e presto abbandonati, presso corti sfarzose e menage a trois, dentro e fuori accordi tra società, calciatori e procuratori.
Però, a Napoli, questo tabù dei diritti d’immagine spunta troppo spesso, quasi quanto il numero di no in faccia alla società azzurra. I due di picche abbondano dentro il mazzo di De Laurentiis, mazziere troppo smaliziato per non capire che a Napoli l’hanno capita la solfa mascherata di annunciati entusiasmi e di un bel po’ di cose lasciate in sospeso, che, di anno in anno, vanno pure bene, assicurando miglioramenti e progressi. Ma se quelli non li conduci alla vittoria, hanno sempre l’aspetto dei lavori in corso. E sognare nei cantieri non è proprio la fine del mondo. I tifosi vogliono sognare dentro castelli incantati, frequentati da regnanti potenti, guerrieri invincibili e damigelle brave a trattenere i no e i mariti.
Eppure, oltre le responsabilità, eventuali, del “De Laurentiis furioso” c’è pure qualcosa che non convince fino in fondo. È mai possibile che un imprenditore vicino al perfezionamento della meraviglia si tiri indietro per pochi “spiccioli”, se paragonati agli investimenti proposti per far propri cartellini e ingaggi super milionari? Adesso è la sfumatura di un contratto, poi è il diritto ad andarsi a fare pubblicità dove si vuole, ma a un passo dal prodigio, che pure frutterebbe, e questo De Laurentiis lo sa, fa sempre così specie il dettaglio irrisorio?
Il denaro non s’insulta, per carità, ma non è nemmeno giusto che sia il denaro a insultare. E non va nemmeno insultata l’intelligenza. L’asse Napoli Madrid sembra aver aperto una breccia dentro il dominio “anglo franco teutonico” della UEFA pallonara e milionaria. Molti calciatori continuano a preferire squadre del nord, e non sembra sia solo una questione di soldi, e all’ombra del Vesuvio la strada sembra ancora corsia preferita soltanto dai latini, iberici o sudamericani che siano.
Questo budget imponente del patron azzurro quanto vale? Siamo alla relativizzazione del denaro. Un “europrincipio”, nella fattispecie ludico e grottesco. Ma al pallone non possono sfuggire certi dettagli. Proprio come avviene per i contratti sospesi sui diritti d’immagine. Si spera solo che le attese e le speranze non restino schiacciate tra le furberie dei patron e lo spargimento di dettagli ad ampio raggio. In fondo, sul campo di gioco, si conoscono tutti.
Sebastiano Di Paolo, alias Elio Goka
Articolo modificato 23 Lug 2013 - 17:13