La posizione è un’altra arma di questo grande attaccante, capace di restare sulla linea dei difensori per beffarli sul filo del fuorigioco, rendendosi spesso imprendibile quando si invola verso la porta dei malcapitati avversai. Sa anche metterla dentro di rapina, quando riesce ad anticipare il marcatore per spingere la palla in porta con quel tocco leggero, sufficiente e determinante ai fini della realizzazione. A tal proposito potrebbe somigliare a Daniel Fonseca, uruguaiano come Cavani, abile nel gioco tra le linee, implacabile quando si trattava di trovarsi a tu per tu con il portiere avversario, senza farsi ingannare dalla foga di fare goal, bravissimo nel gioco d’anticipo, forse la principale dote di Fonseca, arrivato in un era in cui il danaro era il pensiero predominante e le cessioni sovvenzionavano una società malata.
Chiedetegli la giocata da campione, e Gonzalo la mette in pratica alla perfezione, giocando la carta dell’estro e della fantasia, doti rare se si considerano tutte quelle appena menzionate, che lo renderebbero già meritevole di platee di prestigio. Sotto l’aspetto tecnico potremmo invece paragonarlo ad un’attaccante che ha raccolto molto meno di quanto meritasse, parliamo di Bruno Giordano, tecnicamente superiore rispetto a tanti altri attaccanti della sua epoca, eppure spesso dimenticato, colpa anche dei troppi infortuni che hanno costellato la sua carriera e quella maledetta squalifica per il calcioscommesse. Insomma, Gonzalo Higuain è tutto questo, versatile, multifunzione, quasi come fosse uno di quegli attrezzi dalle svariate modalità d’impiego, il “coltellino svizzero” dell’attacco. Le doti caratteriali, poi, sono quelle che tutti sognerebbero mettendosi a tavolino per studiare “il bomber esplosivo” da ricreare al computer, come fecero i protagonisti di un film degli anni ’80 in cui si ricreava al pc la donna perfetta interpretata dalla bellissima Kelly LeBrock.
Ragazzo pacato, senza grilli per la testa, lascia parlare il campo, non contesta mai le scelte del tecnico, è in grado di accettare le decisioni senza per questo mettersi contro i compagni dello spogliatoio. Certo, a Madrid è stato facile, avendo in squadra campioni del calibro di Cristiano Ronaldo, Benzema, Kakà, Di Maria e chi più ne ha più ne metta. Questo approccio emotivo potrebbe avvicinarlo a ciò che abbiamo visto di Roberto Carlos Sosa, “el Pampa” per tutti, “uomo simbolo” della squadra della promozione in Serie A, in grado di dirigere lo stato psicologico di uno spogliatoio come quello azzurro sottoposto alle pressioni di una piazza che voleva emergere subito dalle sabbie mobili della cadetteria, ragazzo che si è fatto amare perché sempre pronto per ogni occasione, in qualsiasi situazione, per qualsivoglia necessità la squadra richiedesse. A tutto questo somiglia Higuain, tutto questo la piazza gli chiede per diventare il nuovo terminale offensivo del Napoli del futuro, ma soprattutto i tifosi gli chiedono anzitutto di firmare quanto prima…
Articolo modificato 24 Lug 2013 - 09:18