Le volpi e l’uva del mercato azzurro

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C’era una volta..
Cominciano così le favole di una volta, quelle con il protagonista, il cattivo e il lieto fine, e in questi giorni sembra sia partito un revival delle vecchie fiabe e favole che ascoltavamo da bambini. E pare proprio che quella più gettonata sia la favola de “La volpe e l’uva” di Esopo, con i tifosi di molte squadre impegnati sul web a denigrare sul piano tecnico dapprima e poi sul piano economico gli investimenti del Napoli sul mercato, in particolare l’acquisto (praticamente fatto) di Higuain. C’è chi addirittura sta profetizzando un nuovo fallimento, chi una gestione economica insostenibile per le casse azzurre, chi semplicemente gufa nel timore di un avversario che si sta rinforzando, e allora tanto per toglierci il dubbio facciamo due conti.

Perché il Napoli aveva 124,5 milioni di euro da spendere?
Questa somma è determinata dalle seguenti voci, i 64,5 milioni di euro della cessione di Cavani, i circa 30 che si ottengono per la partecipazione alla prima fase di Champions (ma è una somma che può crescere se si va oltre gli Ottavi) e i circa 30 milioni presenti in cassa dopo gli ultimi bilanci in utile.

Come fa il Napoli a incrementare così tanto gli stipendi?
Dall’ultimo Bilancio noto (30 giugno 2012), ad un fatturato di circa 150 milioni di euro corrispondeva un monte ingaggi di 57 milioni circa, incidendo per il 38% (ricordiamo che per il Financial Fair Play il limite è il 70% del fatturato). Con questi acquisti e le relative cessioni, il Napoli dovrebbe arrivare a un monte ingaggi stimato in 70/75 milioni, andando quindi a crescere fino al 50% del fatturato, ben lontano dal limite fissato.

Fallirà il Napoli per queste nuove spese?
No, la struttura di bilancio del Napoli è equilibrata, naturalmente per crescere ancora a livello sportivo è fondamentale riuscire ad entrare nuovamente in Champions League per diverse stagioni consecutive, almeno fin quando grazie allo stadio di proprietà non ci sarà una crescita degli altri introiti (da stadio, commerciali, etc).

Come farà il Napoli con lo stadio?
La società può tranquillamente spendere ed eventualmente indebitarsi per acquistare e ristrutturare lo Stadio San Paolo, perché le spese per infrastrutture sono considerate come investimenti ‘virtuosi’ (perché accrescono il patrimonio e la solidità della società) e non contabilizzati nel Financial Fair Play.

Chiariti in via preliminare questi dubbi, risulta chiaro che il Napoli ha ancora una trentina di milioni da investire sul mercato (tra cartellini e ingaggi) per completare l’organico, una cifra che può essere anche incrementata dalla cessione di alcuni elementi (Gargano, Calaiò, etc) e dall’eliminazione di alcuni stipendi (Donadel costa al lordo 2 milioni l’anno). Ovviamente non sta al sottoscritto decidere se sia più forte Higuain, Gomez, Tevez, Llorente, etc. ma ad un osservatore neutrale non può sfuggire che quel centravanti argentino del Real sia stato trattato a lungo dalla Juventus prima di virare sul più economico Tevez, e che la stessa squadra bianconera non sia riuscita a centrare l’obiettivo Jovetic per la medesima mancanza di liquidità.
E allora perché dannarsi a luglio a cercare di sminuire il mercato altrui? Non è semplicemente più salutare sotto l’ombrellone riconoscere che il Milan con Balotelli e i giovani sia un avversario temibile, che la Fiorentina si sia rafforzata molto in linea con le proprie ambizioni, che l’Inter riparta da zero ma con un allenatore capace di miracoli, che la Roma e la Lazio si siano mosse bene sul mercato colmando le proprie lacune, e che il Napoli pur orfano di Cavani stia investendo per costruire un gruppo più forte?
La stagione sarà lunghissima e culminerà nei Mondiali brasiliani, ma fin d’ora si può riconoscere che sebbene i campioni in carica partano favoriti, la corsa alla vittoria finale sembra quanto mai aperta a molti.
Infine l’orizzonte è azzurro come non mai per i tifosi del Napoli, la cui garanzia principale è la gestione economica virtuosa del presidente De Laurentiis, che ha sempre promesso di mantenere la società in salute e al riparo dal rischio di crack che è ancora fresco nella memoria di tutti pur promettendo sempre di competere e lottare per ogni successo.

Andrea Iovene

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