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Scatti. Un viaggio, un paesaggio, un monumento, un sorriso: la fotografia può rendere eterno ogni sprazzo della tua vita. Le storie d’amore sono raccolte in un album o, più verosimilmente, in una cartella del pc. In ogni ritratto un attimo, un ricordo indelebile, un’emozione.

In una squadra di calcio è il portiere, forse più di un attaccante, a collezionare fotogrammi intramontabili. Quel nodo alla gola di un millesimo di secondo prima che un suo colpo di reni eviti il gol avversario. Quante volte ci hai fatto esultare, Morgan. Quante volte siamo stati lì con te, a tu per tu con l’attaccante di turno, il nostro cuore appeso al tuo guantone. Quante volte le tue urla dopo una sbandata difensiva erano le nostre urla. Quante volte, quando hai sventato un calcio di rigore, volevamo correrti incontro ed abbracciarti. Tante.

Quattro anni vissuti insieme non si dimenticano. Sei diventato il nostro Pirata, abbiamo solcato mari e depredato terre fino ad allora inesplorate. Sempre a testa alta, con i capelli laccati  in primo piano. Perchè tu ci hai messo la faccia comunque, nel bene e nel male. Da oggi hai abbandonato i nostri pali e, sono sincero, mi sento un po’ più scoperto. Allora mi accovaccio sul letto e sfoglio l’album virtuale della memoria.

Click 1. Napoli-Bologna, ottobre 2009. La prima di Mazzarri sulla panchina azzurra. 1-1, un quarto d’ora alla fine. Di Vaio si invola verso la porta, è solo. Calcia sotto la traversa, ti allunghi e spedisci in angolo. Le prime sette giornate balbettanti, come tutta la squadra. Da quel volo in poi diventerai invalicabile. Un gruzzoletto di 548 minuti con la porta inviolata in campionato. Era solo l’inizio.

Click 2. Stagione 2010/2011. Fantastica cavalcata verso la storica riconquista della Champions. Il marchio abruzzese impresso su tante vittorie partenopee. Tanti piccoli ritratti. Esaltante su Amauri e Chiellini, nella serata della prima tripletta di Cavani alla Juve. Decisivo su Piatti in quel rocambolesco Napoli-Lecce pre-natalizio, concluso dalla staffilata vincente del Matador al 95′. Sempre sugli scudi nelle sfide calde, a Catania e Bologna un muro del pianto per i dirimpettai. 799 minuti di imbattibilità casalinga, record nella storia del Napoli. C’è la tua firma sull’aquilone azzurro lanciato nei cieli d’Europa.

Click 3. Annata successiva. Fredda serata infrasettimanale di dicembre. Napoli-Lecce al San Paolo. Metà ripresa, 3-1. Napoli come al solito bello e sprecone, spaventato dal ritorno di Muriel e compagni. L’istantanea è sul 4-1 di Cavani, o meglio poco dopo. Il tuo volto corrucciato e imbestialito, come se il gol lo avessi subito. Tante stupide chiacchiere su quell’espressione, le malelingue a scavare alla ricerca di un millantato illecito. Fumo. Dietro quella rabbia tutto l’amore per la nostra maglia, la carica del condottiero che vuole la sua ciurma sempre affamata. Doti da leader. Il tifoso vero ha saputo interpretarti.

Click 4. Il trionfo in Coppa Italia dopo 22 anni. Dopo il rigore di Cavani, ci hai pensato tu a respingere l’assalto disperato della Juve. Plastico su Bonucci, ma tutti i flash ricordano la deviazione di piede sul destro di Pepe sporcato da Cannavaro. Istinto, abilità, fortuna. Il cocktail dei campioni.

Click 5. Stagione scorsa. Luci e ombre. In un cammino frastagliato c’è sempre qualche colpo da maestro. La mia crocetta va alla coraggiosa uscita su Vucinic al San Paolo, con i bianconeri avanti 1-0. Non solo sarebbe crollato il sogno scudetto, ma avrebbe trascinato con sè tutta l’autostima scrupolosamente costruita dagli azzurri nel corso dell’anno. E invece non abbiamo mai chinato la testa. Mai.

Click 6. Il tuo sguardo attonito, imbalsamato dopo la paperaccia di Firenze sul lancio da 80 metri di Roncaglia. Sentivi di aver tradito la gente che ti ha sempre acclamato, non riuscivi a fartene una ragione. E’ capitato, purtroppo, almeno in un altro paio di circostanze. Ma il vero “tunnel” lo hai subito dalle critiche. Forse inattese, forse le hai reputate ingenerose. Sta di fatto che ti hanno destabilizzato, infilandoti sul primo palo del tuo orgoglio. Alle risposte sul campo hai preferito gli sterili battibecchi con la tifoseria. Fischi e fiaschi.

Volevi chiudere la carriera alle pendici del Vesuvio, ma appena la concorrenza è divenuta più agguerrita hai tirato i remi in barca. Perchè?  Perchè ad una certa età si è stufi di lottare per una maglia da titolare? No, non credo. I duri non invecchiano mai. Hai detto che a tempo debito spiegherai tutto ai napoletani. Non vedo l’ora.

Nel frattempo, te lo dico, mi mancherai. Mi mancherà la tua schizofrenia in campo e la pacatezza davanti ai microfoni. Il riflesso su una botta ravvicinata e l’uscita “a farfalla” su un cross innocuo. Il saluto alle due curve e il balletto propiziatorio prima della gara. “Non succederà più…”

Ivan De Vita

Riproduzione riservata

Articolo modificato 25 Lug 2013 - 03:36

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redazione