MARADONA – E poi c’è l’argentino che più di tutti ha legato il suo nome a Napoli ed al Napoli. Chi più di tutti ha portato il club, all’epoca gestito da Corrado Ferlaino, in vetta al campionato italiano ed all’Europa: Diego Armando Maradona. Lui è stato l’artefice di un’epoca d’oro che nessun tifoso napoletano dimenticherà più. E che riuscì con le sue gesta a rafforzare ancora di più il feeling tra Buenos Aires e Napoli. Da allora, i calciatori giovani della nazione, che ha dato i natali ad Astor Piazzolla e Carlos Gardel, sono cresciuti nel mito di quel campione che ha scritto la storia del club azzurro: due scudetti, una coppa Uefa, una coppa Italia, una supercoppa italiana. Sette anni di vittorie e rivalse. Sette anni vissuti con la stessa felicità in Argentina dove la colonia di italiani è inferiore solo a quella spagnola. Con Daniel Bertoni formò una coppia d’attacco tutta argentina per un po’. E tutti i calciatori che sono arrivati dopo, accolti peraltro con grande simpatia dal Petisso, erano emozionati solo al pensiero di calpestare la stessa cancha dove si era esibito il grande Diego. Accettavano il trasferimento ad occhi chiusi. E qualcuno, come il Pampa Sosa, è voluto persino ripartire dalla serie C pur di onorare quella maglia appartenuta al pibe de oro. Anzi, nella promozione dalla B alla A, sfoggiò una maglietta dedicata proprio a Maradona, “Chi ama, non dimentica”. Per non citare German Denis, orgogliosissimo di approdare nella squadra che era stata del suo idolo da bambino. Gonzalo Higuaìn è solo l’ultimo in ordine di tempo. Ed è colui che ha avuto il contatto più stretto con Maradona; colui che gli deve anche tanto dal momento che fu proprio Maradona a lanciarlo sulla ribalta mondiale facendolo giocare a Sudafrica 2010. E lo stesso Maradona ha esultato nell’apprendere del trasferimento dal Real Madrid alla sua Napoli: “Spero che possa ripetere quanto ho fatto io con quella maglia” ha detto. Stessa maniera di vivere. Stessa cultura. Stesso modo di rapportarsi con il calcio. In maniera viscerale. Ed anche come rivalsa sociale: il Sud che sfida il Nord ricco e potente. Persino uno come Ramon Angel Diaz che nel Napoli ha giocato un solo campionato conserva un tale ricordo da convincere Lavezzi ad accettare di corsa la chiamata che gli arriva da Castel Volturno anni fa.
TRADIZIONE – Dici calciatori argentini e pensi anche ad Hugo Campagnaro, uno che ha lasciato la maglia azzurra a malincuore ma che una volta passato all’Inter ha voluto ringraziare per quanto ricevuto al San Paolo. Non a caso nella speciale classifica degli stranieri, gli argentini hanno scavalcato i brasiliani. Ad oggi hanno superato la soglia dei trenta arrivi. Qualcuno non ha sfondato ma in maggioranza hanno lasciato il segno ed uno lo ha lasciato addirittura per sempre avendo ritirato la maglia numero 10 in segno di rispetto. Ora il testimone passa al Pipita. Nel segno della tradizione, una tradizione vincente: da un argentino all’altro per riportare il Napoli sul tetto dell’Italia e dell’Europa.
Fonte: Il Corriere dello Sport
Articolo modificato 25 Lug 2013 - 11:41