“Ama’, ma chiste sorde addò jescene”? Così Eduardo alla moglie in Napoli milionaria,quasi come la mezza Europa che gira la domanda al nostro Aurelio. Già , ma queste condutture così intasate da esigere veloci spurghi, queste casse che a malapena riescono a chiudersi, come è stata possibile l’allucinazione, quali le vie sagge, e quali le ingiurie di papponeria da sopportare?
I cavalli di razza si vedono alla distanza, e dite ciò che volete, il nostro cavallo corre mentre gli altri arrancano o muoiono stramazzai al suolo. Se il presidente e i tifosi del Real rimangono estasiati e soggiogati dalla potenza economica “reale” del Napoli allora un’autofrustata ce la dobbiamo praticare, come i vecchi flagellanti in penitenza. Tutta Europa parla di questo punto proteso nel Tirreno, di questa citta mezza prostituta e mezza santa, metà Inferno e metà Paradiso. L’ombelico delle contraddizioni si è ripetuto ancora una volta, e protagonista assoluto è stato De Laurentiis.
Ieri formiche, oggi cicale. Questo perchè noi amiamo l’imprevisto, l’alternanza, perchè se ci feriscono allora scendiamo in piazza e gridiamo. E Aurelio è sceso in piazza quando ha detto “Ho 124,5 milioni da spendere>”. Aveva bisogno di dirlo, si sentiva scoppiare, ora poteva finalmente far ingoiare ai suoi detrattori l’amara pillola della svolta improvvisa. E mentre lo ha detto sapeva di doverne pagare anche le conseguenze, sapeva che al ricco viene chiesta la questua, che i clienti scodazzano e il venditore si fa pagare la lana come seta.
Ma non siamo sprovveduti. Anni di risparmio oculato hanno permesso di accumulare una solidità e una liquidità da paura. Il pappone non mangiava i soldi, semplicemente li teneva al sicuro per un progetto vincente.
L’entusiasmo però ha la memoria corta, ed ora tutti ad ubriacarci…
Carlo Lettera
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