SETTENNATO – Luglio 2007 è appena ieri eppure pare un’eternità: perché intanto, in questo frullatore, ci sono ducentosessantadue partite e settantuno reti, c’è una evoluzione della specie che ha trasformato quel piccolo principe in leader, c’è la sintesi tra Gerrard e Lampard che intanto s’è trasformato in Marek Hamsik, un portento. “Siamo reduci da stagioni straordinarie, le ultime quattro sono state di assoluto livello: ma siamo incontentabili e vogliamo riuscire a compiere il definitivo salto di qualità. E noi speriamo di riuscirci in fretta, già da quest’anno”.
LA STORIA – Luglio 2007, l’alba di questi giorni, l’epoca d’un altro calcio, riavviato attraverso un blitz per strappare Hamsik all’Inter e concederselo in dote quasi per sempre: perché da quel momento non ce ne è stato per alcuno, né per il Milan che pure ci sperava, né per il Chelsea, che a lungo l’ha seguito. Un rinnovo e poi un altro ancora, sino alla scadenza del 2016, sino al prossimo contratto che sta per essere steso destinazione 2018, la data giusta per provare ad avvicinare il primato dei centoquindici gol di Maradona ma anche per far vacillare Bruscolotti, un palo ‘e fierro esposto alle accelerazioni di Marekiaro, che nella propria scelta di vita ha infilato pure il record di presenze con quella maglia che ormai la sua seconda pelle.
MAREKELLE – Sette anni e non sentirli affatto addosso, perché Napoli è sua, è un desiderio cresciuto vivendola da dentro, conoscendola nelle sue meraviglie e persino in qualche inaccettabile contraddizione. Sette anni, decollando dal basso, dal ruolo di matricola, e però poi attraversati sempre ad alta quota, tra qualificazione nell’Europa che conta e in quella che comunque ha un suo senso. Sette anni da autentico bomber, l’inaspettato ruolo afferrato nel triennio iniziale, prima che arrivasse El Matador, e però non sufficienti ad appagare quella fame confessata alla propria gente nella Dimaro incantata dalla famelica volontà di prendersi ogni cosa, di non negarsi assolutamente nulla, di non porre limite alcuno alla Divina Provvidenza e a quel talento capace di condurre nell’immensità d’una favola: “Cosa farei in caso di vittoria di scudetto? Penso che una bella cresta azzurra sia inevitabile. E comunque, tra il titolo di campione d’Italia e la Champions League, sceglier non saprei: sarebbe bello vincere tutto”. La settima meraviglia eccola là…
Fonte: Il Corriere dello Sport
Articolo modificato 28 Lug 2013 - 21:47