RECORD – E’ qui la festa, in un San Paolo che fa da testimonial all’era Benitez e la apre spalancando le braccia d’una folla d’altri tempi e d’altre sfide, in uno scenario in cui si potrà restare sbalorditi, con la scorta di biglietti ch’è andata in fumo praticamente per intero – ne resta qualche centinaia – e l’attesa che s’è consumata facendo la spola tra Castel Volturno e il lungomare, alla ricercsa d’un sorriso, d’un autografo, d’una speranza. E’ Napoli-Galatasary, è l’Acqua Lete Cup, è un gran gala che non scatena l’adrenalina da match: ma è un contenitore enorme in cui la fede si mischia alla curiosità e dalla miscela esplosiva vengono fuori numeri da capogiro, da happening autentico creato ad uso e consumo d’una Napoli che non sa tirarsi mai indietro, né vuole e che è pronta a far crollare qualsiasi altro primato. Ma senza aspettare il campionato e la Champions, cominciando dall’amichevole con il Galatasary: Acqua Lete Cup, dar da bere a chi è assetato d’emozioni forti.
I.A PRIMA VOLTA – E’ l’introduzione, un’ouverture alla decima stagione del post fallimento, è l’avvio di un’epoca targata Rafa Benitez, un’autorevolezza in panchina con una bacheca ridondante e la simpatia contagiosa attraverso il proprio sito che è già divenuta empatia con le prime toccate e fughe, con quella scelta di comunicare andando dritto al cuore della gente. E‘ uno show in piena regola, con fuochi d’artificio annunciati per una presentazione all’americana e la nuova serie di maglie da svelare con cura, mentre intorno danzeranno le cheerleaders che si sono imposte nelle selezioni estive e nell’aria s’udirà l’adattamento de ‘O surdato ‘nnammurato, l’inevitabile inno votato senz’indugi da quella Napoli che in oje vita, oje vita mia ha sempre ritenuto ci fossero i connotati ideali della colonna sonora della propria esistenza.
PRONTI, VIA – Alle sette della sera, in quello stadio pieno come un uovo, sarà dunque il momento del Napoli di Benitez e di Callejon, di Albiol e di Reina, di Rafael e di Mertens, di Higuain e d’una squadra intera che avrà modo di espellere immediatamente le tossine d’un allenamento mattutino che non verrà risparmiato, perché lo spettacolo autentico comincerà tra un po’ e serviranno gambe, muscoli e nozioni tattiche. Il fischio d’inizio è un’ora e quarantacinque minuti dopo, a conclusione di un pomeriggio nel quale il palcoscenico è – fuor d’ogni discussione – per quei sessantamila che sono riusciti a giocare d’anticipo e a prenotarsi un posto: è il più grande spettacolo
dopo il week-end.
Fonte: Il Corriere dello Sport
Articolo modificato 29 Lug 2013 - 04:31