Allora ebbe inizio una storia d’amore destinata a non vedere mai la parola “fine”.
Immenso, sincero, incondizionato, viscerale, incontenibile amore è quello che lega la gente di Napoli al Napoli.
Amore che, nel corso degli 87 anni trascorsi fino ad oggi, non ha rilevato svalutazione, anzi.
Il focoso e passionale abbraccio che, da sempre, avvolge la maglia azzurra, è come una serrata e rasente morsa che non conosce ragioni, sconfitte, dolori e sofferenze abbastanza cocenti da indurre ad allentare la presa.
87 anni ricchi di nomi, più o meno illustri, di gioie ed emozioni, ma anche di momenti critici, in cui le sorti del Club erano tutt’altro che scontate e certe.
2 scudetti, 1 Campionato di Serie, 4 Coppe Italia, 1 Supercoppa italiana, 1 Coppa UEFA/Europa League, 1 Coppa delle Alpi, 1 Coppa di Lega Italo-Inglese.
Questi i titoli ed i trofei conquistati dal Napoli, nel corso della sua affascinante e tormentata storia, ma soprattutto “una resurrezione dagli inferi”.
Già, perché, nell’estate del 2004, la Società Sportiva Calcio Napoli, andò incontro al fallimento ed alla conseguente perdita del titolo sportivo.
Napoli rischiava di perdere il suo tesoro, il bene più prezioso, la fonte più cristallina e nitida di gaudio ed emozioni: il Napoli.
Quella fu un’estate topica ed emblematica per i napoletani, poiché rappresentò l’incipit di una nuova era e seppe far spazio, nelle loro coscienze, alla mera e schietta consapevolezza che nulla sarebbe stato più come prima, nel bene e nel male, e che quella storia d’amore era destinata a percorrere un nuovo cammino, verso mete migliori o peggiori, sarebbe stato il tempo a chiarirlo.
“Il regista” che ha decretato il “Ciak, si gira” del nuovo atto che narra una delle storie d’amore più sincere e genuine che l’umanità abbia mai conosciuto, neanche a farlo apposta, è il produttore cinematografico Aurelio De Laurentiis che, con la sua politica del fair play finanziario e le acute strategie economiche e di mercato, attuate nel corso di questi 9 anni, ha saputo conferire nuova linfa e rinnovato lustro al Club del quale ha rilevato redini, onori ed oneri.
Quello risorto dalle infime ceneri della Serie C, è un Napoli gagliardo, orgoglioso, caparbio, capace di ben figurare contro le più rinomate squadre d’Europa ed abile ad ancorarsi tra i primi gradini della classifica, e, pertanto, ancor più abile a fomentare quell’impetuoso, enfatico ed irruente amore, che scorre nelle vene dei napoletani, misto al sangue, per nutrire ed irradiare organi ed anima, conducendo quel prodigioso e fervoroso sentimento, verso sentieri sconfinati, che, adesso, possono essere cavalcati liberamente, in lungo e in largo, senza freni né limiti di alcuna natura.
Compito difficile, arduo, imbarazzante ed articolato è quello di spiegare l’amore che lega la città e la gente di Napoli alla sua squadra, soprattutto perché, in taluni casi, le parole risultano poco esaustive ed adeguate per adempiere all’ambizioso compito di incarnare dei sentimenti e delle realtà così sconfinate ed eccelse, nella loro suprema e composita grandezza, pertanto, il rischio che possano svilirne l’essenza è assai elevato.
E questo è, senza dubbio, uno di quei casi.
«Voglio diventare l’idolo dei ragazzi poveri di Napoli, perché loro sono com’ero io quando vivevo a Buenos Aires.»
«Tutti dicono: questo è stato il migliore del Barcellona, questo è stato il migliore del Real Madrid, questo è stato il migliore del Chelsea, questo è stato il migliore. Io sono orgoglioso di essere stato il migliore a Napoli.»
Queste sono alcune delle frasi più celebri e significative partorite dal cuore di Diego Armando Maradona: il più grande talento che ha vestito la maglia azzurra, incarnandone ed interpretandone sogni, aspettative, desideri ed ambizioni.
Le sue parole, conferiscono un appropriato e confacente contributo a quel pretenzioso ed indomabile sentimento dipinto d’azzurro, lasciando ben intuire quanti e quali valori vi siano alla base.
«Il Napoli non è una squadra di calcio, ma lo stato d’animo di una città.» Non molto tempo fa, ha asserito, invece, Villas Boas.
«Napoli è un club che è molto più di un sentimento.» Ha dichiarato, il giorno in cui è sbarcato tra le braccia di Parthenope, Rafa Benitez, il nuovo tecnico del Napoli.
A tutti risulta tangibile e palese qual è la linfa di cui la maglia azzurra è intrisa e quali sono le responsabilità che gravano sulle spalle di chi la indossa.
Amore è lealtà, fiducia, rispetto, perdono, sacrificio, costanza, dedizione, abnegazione, passione, condivisione.
Amore è ridere delle stesse gioie e piangere delle medesime sciagure.
Amore è non perdersi mai di vista, anche quando, fisicamente, si è lontani.
Amore è non tradirsi mai, neanche al cospetto delle più ammaliatrici delle sirene.
Amore è guardare verso lo stesso obiettivo, percorrere insieme lo stesso cammino, affrontare uniti i medesimi ostacoli e superare le avversità, ergendole a fonte di comprovata coesione e complicità, rilevando in esse ulteriore ragione di potenziamento del suddetto legame.
Amore è infiniti cuori che battono in sincronia, avvolti da un’unica maglia, emblema di felicità, fonte inesauribile di sorrisi, lacrime ed emozioni.
Amore è vita e per Napoli, il Napoli, è sinonimo di vita.
Il merito più grande e significativo che va attribuito a questa squadra è proprio quello di aver insegnato al suo popolo ad amare.
Ed è questo ciò che conferisce l’inconfutabile certezza che questo amore, sbocciato il 1 agosto del 1926 e che oggi, proprio oggi, celebra la sua nascita, non è destinato a dissolversi nel tempo.
Piuttosto, il suo incessante ardore, nonché la sua fastosa immanità, riecheggeranno sempre e per sempre nel cuore della sua stirpe, così come negli sconfinati abissi dell’eternità.
Buon compleanno Napoli, auguri amore mio!
Luciana Esposito
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Articolo modificato 1 Ago 2013 - 11:08