Zuniga, vedi che ci voleva poco?

Noi esseri umani abbiamo la tendenza a immaginare il nuovo sempre come pericoloso, insidioso, tramato di buche e trappole. In realtà l’esperienza dimostra il contrario, e le previsioni apocalittiche si rivelano vere solo in una casistica minima e alquanto dubitabile.

Il nostro Zuniga, e lo comprendo, dopo le tante voci che lo volevano zebrato(e si sa il peccato mortale passibile di distruzione per ogni tradimento non da Signore per la Signora) non sapeva come uscire dall’impasse, né si era rivelato ai tifosi. Niente discolpa, nessun chiarimento. Solo una cupa chiacchiera e facce tese, il rinnovo che non c’era e non c’è, la voglia di sentirsi prima donna oppure, se così non fosse stato, almeno una Signora.

E poi ti ritrovi a capovolgere mesi di indiscrezioni, di addii annunciati; te li ritrovi a capovolgere in una notte bollente, dopo il rumore sordo e assillante dei fischi ad ogni tocco. Accade una magia, il fato ti tende la mano, i numeri si incasellano tutti nel posto esatto, hai un colpo di fortuna, proprio come un inesperto alla roulette.

E Insigne ti manda in gol, caro Zigulì, e tu sei lì, con un inserimento mai visto prima, come una scheggia sanguinante che ferisce il campo. C’è il gol, e per un attimo il tifoso non sa che fare, a cosa pensare, a quale gesto dare la precedenza. Non ricorda più nulla, come la notte prima degli esami, come gli squartatori ad un processo. Il tifoso, dopo un millesimo di sospensione si ricorda del suo perchè, ed eccolo esplodere in un boato fragoroso mentre tu non esulti, apri le braccia, muovi le mani quasi a dire “ed ora zitti”. Ma come si fa a restare zitti se la piega della rete beata ha accolto il tuo tiro?

Parte il coro, e insieme a lui parte anche il nostro cuore. Abbiamo saltato, e tu con noi. A noi basta questo, noi dimentichiamo in fretta. Attenzione però, noi non perdoniamo chi poi ritorna indietro. Intesi Camilo?

Carlo Lettera
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