DA DIMARO IN SU – E’ un’annata da copertina, una rivincita che va afferrata in dosi massicce, senza negarsi nulla, men che meno le amichevoli: il primo Pandev va già di brutto, segna alla Feralpi Salò, poi si concede pure con il Carpi e quando capisce che ha il piede caldo, anzi bollente, resiste e insiste, si compiace delle sue perfomance e di quella scelta di vita del luglio del 2011: “Ho voluto Napoli e me la godo: felice di poter riabbracciare il San Paolo”. E’ il 29 luglio, è l’antipasto di una stagione che rievoca il triplete: c’è il sogno dello scudetto, il fascino della Champions e una coppa Italia che induce ad entusiasmarsi ripensando all’Olimpico di Roma e una festa che lasciò a bocca aperta. “Mai visto tanto entusiasmo, non pensavo che qui un successo scatenasse così tanta gioia”. E’ il Pandev day, ogni giorno: perché da Dimaro in poi, il bomber esplode a ritmo continuo.
LA PRIMA – Napoli è immutabile e i sessantamila che aspettano il Galatasaray per conoscere Higuain riscoprono quell’attaccante atipico che rifiuta le luci del palcoscenico ma che se ne sta sempre in prima fila, amato come pochi nello spogliatoio, stimato da chiunque a Castel Volturno, probabilmente sottovalutato per l’esuberanza incontestatbile di quel Cavani da centoquattro reti, dopo essere stato vagamente oscurato dal talento e dalla popolarità di Lavezzi. Ma il capocannoniere dell’estate è tonico e raggiante e per presentarsi come sa stavolta sceglie dal repertorio il colpo meno reclamizzato e pure meno utilizzato: cross di Insigne, stacco lieve di testa, palla nell’angolo alto, all’incrocio di Muslera. E’ semplicemente un autografo per annunciarsi di nuovo.
BENE, BIS – Poi c’è Londra, la vetrina internazionale dell’Emirates, l’Arsenal e il Porto in 24 ore, il profumo della Champions che comincia ad avvertirsi e la presenza garantita di Higuain: Pandev è una maschera d’indifferenza, un uomo di ghiaccio che al cospetto dei gunners dà il meglio di sé, si lascia guidare da Hamsik e poi gli suggerisce l’assist, va nello spazio, doma il pallone, salta il portiere, converge, osserva i due uomini sulla porta e punta dritto all’incrocio dei pali. La prima punta che non t’aspetti è invece in lui e la circostanza gli è utile per ricordarlo: nell’emergenza, c’è un uomo in più. E c’è un attaccante universale che con il Porto poi cambia veste: va a sistemarsi al posto di Hamsik, alle spalle di Calaiò, fa il regista offensivo, conquista il rigore e fa cenno ai compagni: ci penso io. Dolcemente, freddamente: dategli il cinque…
Fonte: Il Corriere dello Sport
Articolo modificato 5 Ago 2013 - 23:07